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Renzi e Berlusconi, il retroscena di Alessandro Cattaneo: "Nel 2009 il Cav mi chiamò ad Arcore per parlarmi di Matteo"

Giulio Bucchi
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"Nel 2009 Berlusconi mi chiamò ad Arcore e mi disse: c'è uno sveglio a Firenze, ha presentato un programma perfetto. Imitalo e vincerai anche tu. E così è stato". E' Alessandro Cattaneo, (ex?) delfino del Cavaliere, a raccontare al Fatto quotidiano un aneddoto che la dice lunga sul rapporto speciale tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Sì, perché "il tipo sveglio" era proprio l'attuale premier, allora in corsa per la poltrona di sindaco di Firenze. L'incontro ad Arcore - Era l'inizio del 2009, Cattaneo era il candidato del Pdl a sindaco di Pavia (elezioni poi vinte) e, ricorda, "non sbagliavano i giornali a chiamarmi il Renzi di centrodestra". In fondo, l'investitura l'enfant prodige del Pdl l'aveva ricevuta proprio da Berlusconi: "Mi chiamò ad Arcore, pensavo fosse semplice incoraggiamento elettorale. Invece mi disse: Lei è una persona sulla quale contiamo, ha dimostrato capacità da tempo. Le do un consiglio da fratello maggiore: abbiamo messo gli occhi un ragazzo molto sveglio, credo che a Firenze abbia presentato un programma perfetto, non perderà. Io le mando il programma di questo Renzi, lei lo segua e vedrà che abbiamo la vittoria assicurata". Si tratta dei famosi "cento punti" che hanno lanciato Renzi prima a Palazzo Vecchio e poi, rivisti ma con lo stesso spirito innovativo, a Palazzo Chigi. Ancora l'incontro a Villa San Martino tra Berlusconi e l'allora sindaco di Firenze non c'era stato, sarebbe arrivato qualche mese dopo. "Di sicuro - prosegue Cattaneo sul Fatto - gli aveva già messo gli occhi addosso, Berlusconi ha occhio lungo e fiuto come nessun altro, si era accorto delle capacità comunicative di questo aspirante sindaco". Quelle voci su Verdini e Renzi - Anche alla luce di quell'apprezzamento, secondo il primo cittadino di Pavia, nel 2009 Berlusconi e Denis Verdini decisero di non sprecare troppe energie per cercare uno sfidante per Renzi, dando Firenze per persa. A rimetterci fu il candidato del Pdl Giovanni Galli, che non a caso dopo qualche anno ha criticato i vertici del centrodestra e suggerito qualche intesa sottobanco tra Verdini e la famiglia Renzi. L'abbozzo, in fondo, del Patto del Nazareno e di quel "partito della Nazione" di cui tanto si sta parlando in queste settimane. Fanta-politica, forse, ma di sicuro in grado di provocare non pochi maldipancia, anche tra quegli stessi protagonisti. Chiedere, per esempio, proprio a Verdini. 

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