Alticcio ma non ubriaco. I primi risultati della perizia tossicologica sul corpo di Domenico Maurantonio, il diciannovenne padovano morto due settimane fa cadendo dal quinto piano di un hotel alle porte di Milano, confermano che nel sangue aveva un tasso di alcol di poco inferiore a un grammo per litro. Un livello superiore al limite consentito per mettersi al volante ma non abbastanza per dire che il liceale padovano in gita a Expo 2015 era in preda ad una «ubriachezza eclatante». I medici legali di Milano per ora non avrebbero invece trovato tracce di lassativo, anche se la ricerca di una molecola di queste sostanze non è ancora conclusa.

«Naturalmente andrebbe valutata la sua capacità di tollerare l’alcol... Una capacità che si può considerare bassa, in un ragazzo così giovane non abituato ad assumerne...», spiegano i medici legali che si fermano ai risultati scientifici ma non si sbilanciano su quello che potrebbe essere successo e su cui stanno indagando i magistrati. La presenza di alcol nel sangue rende sempre più verosimile l’ipotesi dello scherzo finito male. Anche se nessuno dei suoi 14 compagni di classe ha ammesso di aver saputo o partecipato a quel gioco finito in tragedia. Cosa che continua a provocare l’ira di Antonia Comin, la madre del ragazzo, pure lei insegnante, che attacca duramente i compagni di classe del figlio: «Adesso basta vigliaccherie, dovete dire la verità...». E non risparmia critiche pure ai vertici del liceo Ippolito Nievo di Padova e agli insegnanti che accompagnavano gli studenti in gita: «C’è un discorso che va fatto su quello che riguarda la vigilanza in gita cui è preposta l’istituzione scolastica e gli insegnanti accompagnatori... La scuola è responsabile...».

Ma dalla scuola e dagli studenti quel giorno in gita - sono già stati tutti interrogati, alcuni pure per otto ore di fila - non arriva nemmeno un’ipotesi su quello che è successo tra le 5 e le 7 del mattino di domenica 10 maggio, quando un inserviente dell’albergo ha scoperto il corpo in cortile dopo un volo di 15 metri. Ma le modalità del ritrovamento hanno fornito più di un indizio agli investigatori. Lo studente padovano indossava solo una maglietta, era senza calzoncini nè indumenti intimi, senza scarpe nè calze. L’ipotesi è che il ragazzo su di giri anche se non ubriaco, si sia fatto prendere dall’euforia di quella notte.

Di sicuro non può essere precipitato per un malore da quella finestra con il davanzale alto 1 metro e 10, troppo alto per pensare a un incidente. E allora è verosimile che il ragazzo, dopo la gita del pomeriggio a Expo, dopo la cena accompagnata da troppi boccali di birra, abbia voluto concludere con un gioco. Uno di quelli stupidi fin troppo abituali tra i ragazzi in gita scolastica, alle prese con i più strambi riti di iniziazione. È plausibile che Domenico abbia deciso o si sia fatto convincere dai suoi compagni a defecare fuori da quella finestra poco distante dal balconcino della camera che divideva con altri due studenti. Magari il rito sarebbe finito con un salto proprio sul balcone, come si usa adesso. Non si sa quando sia precipitato Domenico. Alcuni suoi compagni di classe lo tenevano per un braccio. I medici hanno trovato i segni che non sono compatibili con la caduta. Persa la presa, il volo di 15 metri. Ma sua madre vuole la verità: «Basta omertà per quello che è successo a Domenico. Mio figlio non se lo merita».

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