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Quirinale, minoranza Pd chiede nome unitario. E Vendola attacca:…

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L’elezione del capo DELLO STATO

Quirinale, minoranza Pd chiede nome unitario. E Vendola attacca: Renzi peggio di Berlusconi con il Parlamento

Raffaele Fitto  e Stefano Fassina
Raffaele Fitto e Stefano Fassina

Continuano le tensioni interne in Forza Italia e Pd. Le minoranze fanno sentire la loro voce in vista dei giorni decisivi che porteranno alla scelta del nome o dei nomi su cui puntare per la prima votazione del nuovo Presidente della Repubblica fissata per giovedì 29 alle 15. Ma nel partito democratico gli antirenziani sono divisi. Pippo Civati resta isolato nella sua linea di rottura, con il lancio esplicito di un nome “anti-Nazareno” nella figura di Prodi («Io un nome al momento lo avrei ed è Romano Prodi»). Gianni Cuperlo ha auspicato «una proposta unitaria», ma «autonoma» (da Berlusconi). E anche se Stefano Fassina ha definito «non scontata la convergenza sul criterio» per la scelta del candidato al Quirinale, l’esponente della minoranza dem si è detto impegnato «a cercare terreni di convergenza e non di divisioni», assicurando: «Resto nel Pd». Mentre Pippo Civati non ha escluso di andare via dal partito.

Il vicesegretario Lorenzo Guerini, pur ribadendo che la linea dei vertici è cercare «una figura autorevole che unisca il Pd» ha ricordato però che «eleggere da soli il Presidente della Repubblica è irrealizzabile». Mentre Nichi Vendola, che ha lanciato l’idea di un coordinamento delle sinistre («dovrà essere consentita la doppia militanza, ognuno con la sua tessera») ha attaccato Renzi, sostenendo che con lui «il potere esecutivo ha quasi del tutto cannibalizzato il legislativo, che non ha più nessuna autonomia. Non come Berlusconi: molto oltre».

Civati: il mio nome per il Quirinale è Prodi, se Pd non cambia vado via
«Io un nome al momento lo avrei per il Quirinale ed è Romano Prodi. Non capisco perché dire Prodi vorrebbe dire andare contro il Pd. E non capisco perché il segretario del Pd non abbia mai voluto spendere una parola». Così Pippo Civati, esponente della minoranza del Pd, intervenendo a margine della convention “Human Factor” organizzata da Sel a Milano. Con una aggiunta: «Vorrei che il candidato del Pd per il Quirinale non fosse deciso da Berlusconi, da un suo veto, dalla solita impostazione». Quanto all’ipotesi scissione, Civati non la ha esclusa, pur assicurando di non avere intenzione di rompere. «Non c'è bisogno di dividere il Pd - ha detto l’esponente della minoranza Pd - ma io non posso garantire che questo non succeda. Non c'è nessun disegno per rompere ma se non si cambia non è una scissione, è un'altra cosa ed è un'altra cosa che vogliamo costruire tutti insieme».

Cuperlo: serve proposta unitaria
Più concilianti i toni di Gianni Cuperlo, che per la successione a Giorgio Napolitano si è augurato «una proposta unitaria, seria, autonoma». Lo ha fatto intervenendo anche lui a Human Factor, la convention di Sel a Milano. Per l'esponente dei Democratici, «la questione del Quirinale si pone in termini paradossalmente abbastanza semplici. Bisogna che il Pd discuta i criteri e il profilo di una candidatura autorevole, autonoma e in grado di essere ciò che deve essere: il garante supremo della Costituzione». Nessuna voglia di scissione, però, da parte di Cuperlo, che rivolto alla platea di Sel ha detto: «Quello che state e stiamo facendo è prezioso, ma vorrei dirvi che sarebbe un limite se una condizione di questo disegno fosse la rottura di un partito che raccoglie militanti magari delusi ma convinti che in questo partito vi sia un pezzo della loro storia».

Fassina: non scontata convergenza sui criteri per Colle

Chi definisce «non scontata» la convergenza nel Pd sui criteri per la scelta del candidato al Colle è Stefano Fassina, che ha fatto sentire la sua voce a margine della partecipazione dell’iniziativa di Sel a Milano. «Dobbiamo trovare convergenza sul criterio», che deve essere «l'autonomia», e questo «non è scontato», ha detto Fassina. Ma a chi gli riproponeva la domanda sul ruolo di Renzi nella “congiura” dei 101 che non consentirono l’elezione di Prodi nel 2013, l’esponente Pd ha risposto stavolta di voler «archiviare il passato», per concentrarsi «sul futuro», cercando «terreni di convergenza e non di divisioni». E ha ribadito: «L'obiettivo di tutti è essere uniti in questo passaggio nel Pd». Infine Fassina ha precisato che non lascerà il partito ma ha fatto notare come la presenza alla convention di Sel da parte di tanti esponenti del Pd va letta come una «prova di confronto e di dialogo perché ci serve un analisi e un progetto condiviso».

Guerini: partiamo da Pd, ma non siamo autosufficienti
Alla richiesta di un nome unitario per il Colle salita a gran voce dalla minoranza Pd ha risposto il vicesegretario Lorenzo Guerini, ribadendo che la linea ufficiale è partire dal Pd, con la consapevolezza però di non essere autosufficienti. «Bisogna partire dal Pd - ha detto Guerini - ma con la consapevolezza che dobbiamo parlare a tutte le forze politiche presenti in Parlamento».

Fitto: non voterò chiunque su sms ultimo momento
Maretta anche in casa Forza Italia, con il leader della fronda azzurra, Raffaele Fitto che ha ribadito la sua linea autonoma da Berlusconi nell’intervista su SkyTg24 con Maria Latella: «Non voterò per obbedienza cieca e a prescindere - ha detto Fitto -. La risposta non può essere positiva se si evitasse di discuterne e il nome arrivasse da un sms a poche ore dal voto». Il leader della minoranza azzurra ha posto l’accento sulla necessità di discutere «il profilo del prossimo Presidente della Repubblica» e a questo proposito ha detto di guardare a una figura «autorevole e autonoma, augurandosi che si riconosca in uno scenario politico non necessariamente di sinistra».

Vendola: in Parlamento Renzi peggio di Berlusconi
Dal palco di Human Factor a Milano il leader di Sel Nichi Vendola ha invece non solo lanciato l’idea di un coordinamento delle sinistre («dovrà essere consentita la doppia militanza, ognuno con la sua tessera»), ma ha anche sferrato un duro attacco a Renzi, definito peggio di Berlusconi. «Con Renzi il potere esecutivo ha quasi del tutto cannibalizzato il legislativo - ha detto Vendola - che non ha più nessuna autonomia. Non come Berlusconi: ma molto oltre. Dobbiamo dire la verità».

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