SESTO SAN GIOVANNI - In un comune della Lombardia, una volta a settimana, la piscina è vietata agli uomini. Succede, non senza polemiche, a Sesto San Giovanni, vecchia roccaforte comunista alle porte di Milano. Il Centro islamico e la Polisportiva Geas hanno concordato che questo è il modo migliore per permette alle donne musulmane di nuotare senza violare i dettami del Corano. Come ha confermato al telefono di West Giorgio Oldrini, Presidentie dell'impianto sportivo, "ha prevalso la volontà di non escludere, ma anzi concedere un'opportunità ricreativa e di integrazione alla comunità del paese, che ne aveva fatto richiesta". Lontana da intenti discriminatori, l'attività non vieta l'ingresso al gentil sesso di religioni differenti.
Poche e semplici regole. Dalle vasche agli spogliatoi, poche e semplici le regole. Prima di tutto c'è la possibilità, per chi lo volesse, di indossare sopra il costume una semplice muta da immersioni subacquee, con maniche e calzoncini lunghi fino al ginocchio. Obbligatorio invece che le istruttrici e il personale riservato alla sicurezza siano rigorosamente tutte al femminile. Il corso, al via il prossimo gennaio, è alla seconda edizione. Lo scorso anno, tra tunisine, marocchine, egiziane e italiane, le iscritte furono circa una decina. Le più giovani hanno approfittato dell'occasione per imparare "a stare a galla", qualcuna per ottenere benefici alla salute, altre ancora solo per potersi rilassare.
Commenti negativi da Lega e centrodestra. Nonostante il progetto sia nato sotto il segno del rispetto delle diversità, ha suscitato un vespaio di polemiche, dentro e fuori la struttura. "Un classico esempio di discriminazione al contrario" - polemizza su Facebook Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio e all'Urbanistica. "Una pazzia!" - rincara Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, che non ha mai nascosto la sua politica anti-immigrazione.
* Simona Cortopassi scrive per il giornale on line West da cui è tratto l'articolo