Terza e ultima giornata per la Leopolda, la kermesse renziana quest’anno nella versione di governo. Nell’ex stazione di Firenze, che ospita la convention, c’è il gran pienone di gente arrivata per ascoltare il premier, verso le 12. Renzi, intanto, ha incontrato i lavoratori della Ast di Terni che manifestavano per chiedere il sostegno del governo alla vertenza aperta dai metalmeccanici per impedire la chiusura della ThyssenKrupp nella città umbra. A loro ha assicurato che si impegnerà in prima persona, hanno dichiarato i sindacati appena terminato l’incontro.

Fuori dalla Leopolda le proteste dei lavoratori, di chi teme di non avere più una busta paga e un ruolo nell’economia italiana, all’interno, invece, si susseguono gli interventi di chi parla di posti di lavoro, contratti, crisi e futuro. Sul jobs act il governo va avanti. «Il cuore della legge, ovvero il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, è per noi il perno e resta assolutamente valido e con esso gli altri punti della legge delega che trovano conferma nelle risorse della finanziaria». Così il ministro Giuliano Poletti ha risposto stamattina alla Cgil, ieri in piazza contro il jobs act. Segue a quanto già dichiarato, sempre ieri da Renzi: «una bella piazza, ci confronteremo ma non ci fermiamo», convinto che non è la protesta di San Giovanni ma la proposta della Leopolda «a creare posti di lavoro». Talmente deciso a tirare dritto che vede due mandati al suo orizzonte, «fino al 2023 al massimo».

Sul palco anche il vicesegretario del Pd, Debora Serracchiani : «Grande rispetto della piazza, ma evitiamo la strumentalizzazione e la politicizzazione, che è quello che stiamo facendo - ha detto - sono state utilizzate parole lavoro, dignità, uguaglianza. Ma perché queste parole non possono appartenere a questa stazione? Perché a sinistra abbiamo sempre bisogno di fare la scissione dell’atomo senza produrre energia?».

«Non è pensabile che una piazza blocchi il paese», avverte Renzi, che non recedera’ neanche davanti allo sciopero generale. Meno che meno il premier ha intenzione di farsi dettare la linea dalla minoranza Pd. Di cui riconosce la distanza dall’anima dem che ha deciso di non scendere in piazza. «Sono due anime diverse ma rispettabili, un grande partito ha il dovere di avere opinioni diverse», è il riconoscimento del rottamatore. Libertà di posizioni diverse ma, chiarisce, nel rispetto dei pesi di forza.

Era fisiologica la contrapposizione tra la manifestazione della Cgil e la kermesse renziana. E, nell’organizzazione della sua «piazza», il leader Pd ha voluto marcare anche plasticamente le differenze tra i due eventi: mentre a Roma sindacalisti e lavoratori sfilavano contro il governo, sul palco di Firenze si è alternato il gotha dell’imprenditoria italiana, da Patrizio Bertelli al re del cachemire Brunello Cucinelli. Imprenditori milionari o comunque storie di lavoratori tenaci che hanno successo anche in tempi di crisi. «L’Italia che non si arrende e si rimette in moto, che crea speranza e posti di lavoro», elogia il presidente del consiglio, che non resiste all’idea di restare sotto il palco e conduce i lavori in più passaggi della giornata.

«Quando sono stato minoranza non sono scappato, poi ho vinto il congresso e le parti si sono invertite», sostiene facendo capire che a decidere alla fine è lui. Nel partito della nazione, per Renzi Stefano Fassina e Davide Serra possono e devono convivere. Così «il Pd ha preso il 40%» alle elezioni europee e «lo ha fatto perché le persone che andavano in tv a far polemica sono state messe ai lati». E questa è la strategia che il premier vuole seguire per un «Pd che vinca». E che lui vuole continuare a guidare ancora a lungo. Parlando a margine della manifestazione, il premier mette la scadenza alla sua mission: «Faccio al massimo due mandati, fino al 2013». Non di più nello spirito del ricambio generazionale della Leopolda. Ma, se tutto va come dice lui, anche non di meno.

Molti i vip sopra e sotto il palco. Alla Leopolda, infatti, è arrivato anche Pif, che era stato ospite anche in precedenti edizioni per parlare di mafia. Pif si è avvicinato al palco e ha salutato il premier Matteo Renzi. Pif e Renzi hanno dialogato brevemente e hanno sorriso più volte e scherzato. Alla Leopolda è presente anche il regista Fausto Brizzi che ha parlato del cinema e delle sue prospettive in Italia. Incursione, non riuscita, di Fabio Volo, che è stato bloccato dalla sicurezza.