7 maggio 2021 - 21:55

Quei langaroli sregolati ma geniali

Se i torinesi sono gente inquadrata, nella Langhe c’è chi vanta un estro particolare. Il risultato è stato, dopo la guerra, una fioritura di imprese con pochi uguali in Europa

di Aldo Cazzullo

Quei langaroli sregolati ma geniali
shadow

I piemontesi sono com’è noto un «popol bravo», coraggioso; ma non ne trovi uno uguale all’altro. I torinesi ad esempio sono o tendono a essere gente seria, strutturata, organizzata, inquadrata: militari, operai, comunisti, preti sociali. I langaroli (ma noi diciamo langhetti) sono invece irregolari: vignaioli, trifulau, suicidi, scrittori, giocatori d’azzardo. I «giugarela» potevano perdere una cascina o la moglie ai dadi, alle carte, alle puntate sul pallone elastico (con i giocatori che si infilavano le mazzette nei calzettoni).

Dopo la guerra, hanno messo quella carica di energia al limite della disperazione nel lavoro. Il rischio si è spostato dal tavolo all’azienda. Il risultato è stato una fioritura di imprese con pochi uguali in Europa. La terra della Malora di Fenoglio – «Pioveva su tutte le Langhe. Lassù, a San Benedetto, mio padre si pigliava la sua prima acqua sottoterra» – è diventata così una delle più ricche. Senza rinnegare l’estro, che fa a volte del langhetto un «artista» – persona talentuosa ma non sempre affidabile –, se non una lingera (un tipo che vive di espedienti, non necessariamente antipatico, anzi spesso simpatico, ma comunque un poco di buono).

Cos’è in fondo la nutella? Il cioccolato fatto con un surrogato del cacao, la nocciola, come durante la guerra: una versione dolce del caffè fatto con la cicoria o del karkadè bevuto al posto del the. È il genio italiano combinato all’arte di arrangiarsi e a una natura generosa: perché le nocciole di Langa sono squisite.

E’ una specie di magia. Un mistero. Perché il tartufo è migliore qui che altrove? Perché il nebbiolo dà il meglio di sé tra Barbaresco e Verduno, tra Barolo e La Morra? E’ davvero il «marin», il vento che soffia dalla Liguria?

O non sarà perché Giacomo Morra, l’inventore del turismo in Langa, ebbe l’intuizione di mandare i tartufi più grandi e profumati non a De Gasperi e a Togliatti, ma a Truman e a Krusciov, in modo da farli conoscere in tutto il mondo? E perché i Gaja e i Ceretto, ma anche i Giacomo Conterno e i Gianni Gagliardo, sono stati abilissimi a esportare i loro vini in America e in Cina?

Il connubio tra prodotti della terra e spirito imprenditoriale ha creato miracoli. Si mangia bene in tutta Italia; ma l’idea di Eataly è venuta a un langhetto. E accanto al turismo, al riconoscimento dell’Unesco, alle suggestioni letterarie e musicali – si pensi al successo del festival Collisioni di Filippo Taricco -, è cresciuta o ha resistito una manifattura d’eccellenza. La Mondo Rubber ha costruito le piste di atletica dei Giochi olimpici.

La Miroglio ha retto alla crisi del tessile meglio di altri gruppi. E poi le miriadi di piccole aziende, sostenute da una banca di credito cooperativo che è diventata la più grande d’Italia.

(E poi dicono di noi cuneesi che siamo un po’ stupidotti. La terra che ha dato alla politica Giovanni Giolitti e Luigi Einaudi, alla letteratura Cesare Pavese e Beppe Fenoglio, alla pittura ieri Pinot Gallizio e l’altro ieri il Macrino, al giornalismo Ezio Mauro e Giorgio Bocca. Pensate cosa avremmo saputo fare se fossimo intelligenti).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA