La cerimonia militare per salutare la cancelliera Angela Merkel dopo 16 anni alla guida della Germania

di Paolo Valentino

L’evento, con tanto di soldati con le fiaccole e banda della Bundeswehr, si è tenuto nello spiazzo davanti al ministero della Difesa dove furono impiccati Stauffenberg e i congiurati del 20 luglio, luogo simbolo della nuova Germania

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DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO -
Rose rosse e lockdown. Gratitudine e umiltà. La memoria della miglior storia tedesca e i massimi onori militari per una grande cancelliera. Nella penombra del Blenderblock, nello stesso cortile dove vennero fucilati von Stauffenberg e i congiurati dell’operazione Valkiria dopo il fallito attentato a Hitler del 20 luglio 1944, Angela Merkel prende congedo. Le fiaccole dei soldati della Bundeswehr illuminano la fredda sera berlinese.

La Große Zapfenstreiche è una cerimonia antica, solenne, quasi nibelungica, riservata a cancellieri, capi dello Stato, ministri della Difesa. Quella per Merkel ha un più di commozione, nostalgia e inquietudine per quello che verrà dopo, quando la madre della nazione non ci sarà più a proteggere e rassicurare. Ma con le sue scelte musicali e le sue parole, Merkel sa anche infonderle leggerezza e ottimismo.

Sono venuti a renderle omaggio i suoi ex ministri, gli avversari di ieri e di oggi, il presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier, le alte cariche dello Stato. Comincia lei, avvolta in un cappotto nero che ne accentua il pallore, gli occhi che brillano per l’emozione. Un discorso breve, intenso: «Sono stati 16 anni che hanno richiesto grandi sforzi politici e umani, ma che mi hanno sempre gratificato. Provo umiltà di fronte a questo incarico e gratitudine per la fiducia che mi è stata data e che in politica è il bene più grande».

Fedele alla sua cifra, Merkel parla della pandemia, «che ci ha mostrato l’importanza della fiducia nella politica, nella scienza e nei fatti». Della necessità di difendere la democrazia «che vive di rispetto e del fatto che ovunque odio e violenza vengano impiegati come mezzi per il raggiungimento dei propri interessi, la nostra tolleranza come persone democratiche deve avere un limite». E della virtù del compromesso: «Voglio invitarvi a guardare anche in futuro il mondo con gli occhi degli altri».

Ma è con le musiche, che ogni civile onorato con la Große Zapfenstreiche ha il diritto di scegliersi, che Merkel sorprende tutti. Gerhard Schröder, il cancelliere che si era fatto da solo, nel 2005 volle My Way e pianse. Sedici anni dopo, Angela Merkel rivendica la propria storia e scopre la sua indole romantica. Ha scelto per primo unTe Deum in omaggio al proprio retaggio protestante. Poi un pezzo di Nina Hagen, cantante punk-rock e ribelle della Ddr, dove lei rimprovera al fidanzato di aver «dimenticato la pellicola a colori» per le foto da fare in vacanza. Forse un monito che nessuno dimentichi gli anni passati nella Ddr.

Ma è la melodia finale che ci svela un altro volto di Angela Merkel, volitivo e sognatore. Hildegard Knef, la Marlene Dietrich del Dopoguerra, attrice scandalosa e controversa, la scrisse e la cantò nel 1968, per inciderla di nuovo in versione pop nel 1992 ormai quasi settantenne: Für mich soll‘s rote Rosen regnen, per me devono piovere rose rosse, fu un grande successo. «Oggi dico piano: dovrei adattarmi e accontentarmi/ Ma non posso adattarmi e accontentarmi/Voglio ancora vincere/Per me devono piovere rose rosse/ nuovi miracoli mi devono accompagnare/devono di nuovo farmi emancipare dal passato/ Voglio capire, vedere, fare esperienza/ conservarla». Come faremo a non rimpiangerla?

2 dicembre 2021 (modifica il 3 dicembre 2021 | 09:12)