Si chiama “BuonViso” ed è nato per fronteggiare la cattiva sorte in cui pareva sprofondato un allevatore cuneese che, durante il lockdown, si è visto rifiutare il latte dal caseificio a cui era solito conferirlo. Il formaggio stagionato nato durante i mesi di confinamento domestico ha una forma e un nome che fa pensare a un simbolo come il Monviso, ma l’ideatore Paolo Druetta di Scalenghe, spiega che la forma triangolare richiama un simbolo della Val Chisone, a cui lui è molto legato: il paravalanghe dell’antica borgata di Pequerel, costruito nel settecento dalla popolazione locale per proteggere l’abitato. Druetta ha una seconda casa lì ed è una delle anime dell’associazione “Pequerel è viva”, che anima la vita sociale e culturale nei mesi estivi e che ha promosso l’inaugurazione della panchina gigante di ieri.
«Durante il lockdown è calata la domanda di prodotti a base di latte da parte di ristoranti, pizzerie e attività simili. Così un allevatore che si è visto rifiutare 4.000 litri di latte si è rivolto a noi per trovare una soluzione» spiega Druetta che è presidente della cooperativa agricola fattorie Tobia. La cooperativa quindi ha individuato una nuova strada per tutta quella materia prima: «Con una parte abbiamo fatto del latte a lunga conservazione, per la restante ci siamo inventati un formaggio stagionato a 90 giorni, il BuonViso, appunto. E gli abbiamo voluto dare la forma caratteristica del paravalanghe più noto della Alpi». Il formaggio è stato uno dei protagonisti dell’inaugurazione di ieri e Druetta ha un sogno, cioè quello di produrlo con latte della Val Chisone: «Vorrei trovare un allevatore della zona che fosse interessato»