l’intervista

Pisano: «Un’intesa Ue per mantenere la sovranità sui nostri dati. Tablet e pc, bonus di 500 euro»

di Fabio Savelli

Pisano: «Un'intesa Ue per mantenere la sovranità sui nostri dati. Tablet e pc, bonus di 500 euro» La ministra all’Innovazione Paola Pisano

«Il Paese ha davanti a sé una grande opportunità. Nel destinare all’Italia 209 miliardi di euro con il Recovery Fund, l’Unione Europea sta compiendo uno sforzo enorme. Lo fa per aiutarci a ridurre i danni economici della pandemia di Covid-19. Allo stesso tempo questa è l’occasione decisiva per rendere meno vulnerabili le nostre strutture produttive, formative e di servizi rispetto a una competizione internazionale tuttora affrontata da noi con ancora troppi strumenti, procedure e infrastrutture obsolete, inadatte al 2020 — dice la ministra per l’Innovazione e la Digitalizzazione Paola Pisano —. Dobbiamo davvero rendercene tutti conto, dalle forze politiche ai cittadini, dallo Stato centrale agli enti locali, dalla pubblica amministrazione ai privati. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo ha definito giustamente un momento ‘storico’.Non possiamo permetterci di perderlo».

La Commissione europea ieri ha dato via libera ai voucher previsti dall’Italia per sostenere le famiglie più deboli nel dotarsi di connessione a Internet e di un personal computer o un tablet. La sua valutazione?
«La Commissione europea ha riconosciuto la legittimità del regime di aiuto che permetterà alle famiglie con reddito Isee inferiore ai 20 mila euro di poter beneficiare, dopo l’estate, di un voucher fino a 500 euro: per accedere a servizi di connettività internet a banda larga ad alta velocità e disporre di un tablet o un personal computer. Questa è solo la prima fase delle misure di sostegno che il Comitato banda ultra larga (Cobul) da me presieduto ha deliberato per promuovere la domanda di servizi di connettività in tutto ill Paese. Un pacchetto che prevede complessivamente 1.150 milioni di euro di contributi a favore delle imprese e delle famiglie”.

Ministra rischiamo di appaltare i dati di tutti i cittadini italiani ai servizi cloud delle big tech come Amazon, Google e Microsoft: non vede rischi per la sicurezza nazionale proprio nel momento in cui abbiamo escluso Huawei dalle gare per la rete core del 5g?
«E’ chiaro che dobbiamo mirare all’indipendenza tecnologica nei confronti dell’estero, a preservare la nostra sovranità digitale, ma dobbiamo muoverci in un’ottica europea rispettando un quadro di regole che ci permetta di preservare la privacy di tutti i nostri dati e ci protegga dal rischio di intrusioni esterne. E’ tuttavia altrettanto vero che non dobbiamo rischiare di essere ideologici. L’Europa e noi al suo interno siamo in ritardo nello sviluppo di cloud che reggano la competizione con quelli extraeuropei. E non possiamo continuare ad avere questo divario se vogliamo digitalizzare i nostri Paesi con strumenti all’avanguardia”.

Legittimo, ma nel decreto Semplificazioni all’articolo 35 si promuove presso la presidenza del Consiglio lo sviluppo di un’infrastruttura cloud nazionale ad alta affidabilità per il consolidamento dei centri di elaborazione delle informazioni. Si tratta di una formula ad ampia discrezionalità che concede alle big tech Usa di partecipare ad un bando che può valere fino a 5-6 miliardi. Mentre Germania e Francia stanno investendo sul cloud europeo Gaia-X. Non rischiamo di andare da soli su un tema centrale?
«Attenzione, facciamo chiarezza. Proprio per tutelare l’autonomia tecnologica del Paese il 27 luglio scorso si è tenuta una videoconferenza sul progetto Gaia-x organizzata dal mio Dipartimento e dal ministro dell’Economia ed energia tedesco che già avevo incontrato a novembre. L’iniziativa è di aziende private, ma gli Stati è opportuno che ne sostengano l’evoluzione. E’ stato spiegato ad alcune delle più importanti imprese italiane in che cosa consiste questo ambizioso progetto: impegnarsi a definire le regole per un cloud europeo alternativo a quello da lei citato. Il cloud è irrinunciabile».

Condivisibile, ma in Italia abbiamo già un’infrastruttura pubblica come quella di Sogei, controllata dal Tesoro, con il suo mega centro-dati con i server di alcune grandi istituzioni ed amministrazioni nazionali. Col supporto di Gaia-X o con un gruppo italiano del cloud come Engineering forse potremmo essere maggiormente sovrani in un momento geopolitico estremamente mutevole.
«La nostra strategia per il cloud e per le infrastrutture digitali non può rinunciare a fare i conti con la realtà. Perciò prevede l’utilizzo di soluzioni già esistenti nella Pubblica amministrazione, di infrastrutture che attualmente possono fornirci soltanto gruppi stranieri, di infrastrutture da creare e potenziare sul territorio italiano. In uno scenario così complesso e con il divario tecnologico che abbiamo accumulato in questi anni non possiamo permetterci di tralasciare nessuna opzione».

Non sembra tutto funzioni a dovere. Ad aprile il sito dell’Inps appena ha avviato le pratiche online per il bonus autonomi è andato in tilt, si dice per un attacco hacker. E la stessa interoperabilità dei dati tra le pubbliche amministrazioni sembra più un proposito che una realtà. Soprattutto se il cittadino è costretto a dare i suoi dati alla Pa decine di volte senza che le banche dati comunichino tra loro.
«Sull’interoperabilità dei dati ci giochiamo il nostro futuro. Da alcuni mesi stiamo lavorando su piattaforma tecnologica utile a far condividere a varie amministrazioni i dati di altri uffici che altrimenti otterrebbero in genere solo per vie tortuose e lente. Saranno le amministrazioni a dialogare tra loro. Per comunicare in tempo reale con lo Stato e le sue articolazioni al cittadino basterà scaricare l’app “Io” per avere servizi a portata di smartphone in maniera veloce».

Non rischiamo di costruire un sistema di accesso troppo smartphone-centrico? Abbiamo una popolazione media anagraficamente anziana e non tutti hanno device aggiornati né le competenze per usarli in modo accettabile.
«Per la verità nel nostro Paese abbiamo più smartphone che tv. Non servono telefoni di ultima generazione per utilizzare l’applicazione “Io”. Lo smartphone è uno strumento con cui tutti ormai abbiamo consuetudine. L’obiettivo è renderlo il mezzo prevalente di accesso ai servizi online della pubblica amministrazione. Per identificarsi digitalmente dal febbraio 2021 i cittadini dovranno utilizzare solo Spid, il sistema pubblico dell’identità digitale oppure la Cie, la carta d’identità elettronica. Sarà una rivoluzione che semplificherà molto il rapporto tra gli italiani e lo Stato».

Sulla scuola digitale il quadro è desolante. Abbiamo livelli di connettività scadenti in alcune parti del Paese e le misure di lockdown ci hanno restituito uno spaccato di pesante esclusione tecnologica di molte famiglie. Cableremo le scuole in tempo? E poi sulla rete unica tra Tim ed Open Fiber per accelerare la fibra sull’ultimo miglio che idea ha?
«Sviluppare ulteriormente la connettività è una delle priorità per il Paese. Così come è non è sufficiente. Dobbiamo connettere al più presto tutto il territorio, da Nord a Sud, dalle aree interne alla costa, e impiegando sia la fibra sia la tecnologia mobile. Per la connettività delle scuole, il Comitato banda ultra larga che presiedo ha sbloccato 400 milioni di euro: consentiranno di fornire la connessione a banda ultralarga (connessione a 1 Gbps) a 37 mila istituti. E la rete unica non può che aiutare al raggiungimento di questo obiettivo».

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