16 settembre 2021 - 15:21

Mattia e il tumore scoperto alle superiori: 8 anni dopo lo studente si laurea

«È dura ricevere una diagnosi a sedici anni e non avere bisogno che ti spieghino niente perché il dolore su di te è già passato e continua a farlo»

di Alice D’Este

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Mattia Sgrinzato
Mattia Sgrinzato

«Il tumore prova a ucciderti e non ce la fa mai: sia che vinca, sia che perda. Come dico sempre, anche nel più piccolo tentativo di resistenza c’è talmente tanta vita da poter cantare vittoria. Con le parole, con il ricordo». Lo scrive e lo dice, lancia le parole che sono come un boomerang e poi ritornano indietro. Perché tagliano come una lama i luoghi comuni. Lui può farlo, lui, 24 anni, il tumore l’ha visto in faccia quando ne aveva 16.

Tante esperienze in pochi mesi

«Mi rendo conto che sembra una frase moralista - dice Mattia Sgrinzato, un giovane padovano - per forza di cose se muori è una sconfitta. E’ una sconfitta per la ricerca, per te che muori, per le persone che ti vogliono bene. Ma è in quel tentativo per voler sopravvivere, in quell’attaccamento alla vita, alle persone che hai vinto. In tanti chiedono dove si trovi la forza. Non si sa come o da dove ma la forza arriva. Hai paura e la tua vita ha un’accelerata. Hai improvvisamente un nuovo sguardo. Io mi sento di aver vissuto tanti anni tante esperienze in pochissimi mesi, di essermi un po’ perso l’adolescenza e però di aver capito cose che molti altri capiscono molti anni dopo». Quando Mattia l’ha scoperto aveva solo una cosa in mente: gli esami di recupero del giorno dopo (matematica e latino). Aveva studiato tutta l’estate. L’ecografia però fatta all’Istituto Oncologico Veneto non lasciava posto a dubbi: “Individuata massa di tipo Bulky sul mediastino”. «Nella mia breve vita - dice Mattia, residente ad Agna in provincia di Padova - ero cresciuto tra i tumori degli altri: sapevo già cosa fossero una biopsia, la chemio, la radioterapia. Sono cresciuto tra lacrime post-diagnosi e parrucche. Quella macchia nera comparsa nell’ecografia per me aveva già un nome, e quel nome era “tumore”. Non ne conoscevo il cognome, la provenienza, le intenzioni. Il tumore, stavolta mio, era “nato” il 27 agosto 2013 ed era il mio nuovo nemico».

Dolore passato e dolore futuro

Prima la nonna (al seno) e poi la mamma (all’utero) avevano già fatto lo stesso percorso. Duro, doloroso. E ora la diagnosi toccava a lui: linfoma di Hodgkin. La madre di Mattia sviene: vorrebbe per lei ancora una volta tutto il dolore per risparmiarlo a suo figlio. Ma non si può. « È dura ricevere una diagnosi di tumore a sedici anni e non avere bisogno che ti spieghino niente, perché il dolore su di te è già passato e continua a farlo - dice Mattia - è dura svegliarsi una mattina di agosto e qualche mese dopo ritrovarsi senza capelli, senza forze, non riconoscersi allo specchio, entrare a scuola solo con la mascherina. Ma poi... oggi è il 15 Settembre 2021. Ora per me ci sono i controlli, certo. Ma finora le cose sono andate bene. Intanto mi sono diplomato al liceo scientifico, ho fatto Comunicazione alla triennale e ora sto per finire la specialistica. Lavoro già, come social media manager, mi piacerebbe continuare, mi sembra la mia strada».

L’importanza delle persone

Da agosto 2013 a settembre 2021 sono passati 8 anni. Oggi Mattia sta bene, continua il percorso dei controlli. «In questo percorso avere persone accanto è necessario ed essenziale - dice - nei momenti di sconforto altrimenti ti lasci andare e non è detto che ti rialzerai. Io sono stato fortunatissimo, avevo purtroppo una famiglia preparata. Ma il primo ad essere preparato devi essere tu. A tutti quelli che si trovano o si troveranno nella mia situazione voglio dire che a volte sentirsi fragili ora è necessario per diventare forti per sempre». «Oggi 15 settembre si celebra la Giornata mondiale della consapevolezza sul Linfoma allo scopo di sensibilizzare sulla patologia e sull’importanza della ricerca,- commenta il Direttore Generale dello Iov Patrizia Benini - lo Iov ribadisce ancora una volta il suo impegno al fianco di tutti i pazienti colpiti da questa malattia, e dei loro familiari, per garantire loro il migliore dei futuri. Un grande in bocca al lupo a Mattia per il traguardo universitario raggiunto, e soprattutto per la sua vita».

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