Terza dose booster: cos'è, efficacia, quanto dura, chi la deve fare. La guida

Cosa dicono gli studi a disposizione sull'efficacia del terzo richiamo per il vaccino anti Covid

Vaccino

Vaccino

"I dati israeliani" sulla terza dose di vaccino anti-Covid "ci dicono che è importante realizzare questa rivaccinazione, in particolare per i fragili e gli esposti". Lo ha detto il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell'università Statale di Milano, commentando lo studio israeliano pubblicato sul 'New England Journal of Medicine'.

L'efficacia della terza dose

Dallo studio emerge come con una terza dose Pfizer porterebbe l'efficacia del vaccino a circa il 95% di protezione anche rispetto alla variante Delta.  "Vedremo poi come procede la stagione invernale - aggiunge Pregliasco - per comprendere meglio cosa fare in termini di strategia complessiva per tutta la popolazione e se accontentarci".

Chi la deve fare

Ma "c'è da distinguere - chiarisce il virologo - per ora sugli immunodepressi stiamo facendo la terza dose perché invece che 2 ne devono fare 3. L'Italia è parte ufficialmente ieri con la somministrazione della terza dose di vaccini Covid a mRna a circa 3 milioni di italiani: la priorità è per le "dosi addizionali", indicate dal Comitato tecnico scientifico (Cts) a 'pieno completamento' della risposta immunitaria di ultra fragili come persone trapiantate o in attesa di trapianto, malati oncologici in trattamento con terapie immunosoppressive, persone con immunodeficienze primitive o acquisite (è il caso dell'Aids). Per tutti gli altri soggetti fragili o particolarmente esposti al rischio di Covid grave come gli over 80 e gli ospiti delle Rsa, ma forse anche gli operatori sanitari che sono stati i primi a vaccinarsi, sono previste le dosi "booster", da somministrare 'a distanza di un determinato intervallo temporale', e per 'mantenere nel tempo o ripristinare un adeguato livello di risposta immunitaria'. Le indicazioni del Cts sono state tradotte dal ministero della Salute in una circolare che il 14 settembre ha sdoganato la terza dose, in attesa pero' di ulteriori evidenze scientifiche rispetto alla necessita' ed efficacia del "booster" nella popolazione generale. Intanto, le dosi a disposizione non mancano: in frigorifero ne sono stoccate circa 10 milioni.

Quando va fatta

La terza come minimo a 28 giorni dalla seconda, per gli altri si tratta di un richiamo dai 6 mesi in poi".

Quanto dura la protezione

Quanto durerà la protezione dopo la terza dose. Impossibile dirlo visto che (come è facile intuire) mancano dati di lungo periodo. Moderna, l'azienda statunitense produttrice dei vaccini anti Covid a mRna, ritiene che i dati sulle infezioni delle persone vaccinate supportino i benefici di una dose di richiamo di mRna-1273. E' quanto si legge in na nota. Dallo studio emerge che l'mRNA-1273 rimane altamente efficace contro Covid-19 per 6 mesi nello studio "Cove" di fase 3; e nello studio dell'efficacia nella realta' durante la diffusione dei casi Delta. Una nuova analisi della sezione in aperto dello studio "Cove" di fase 3 mostra un minor rischio di infezione postvaccinale nei partecipanti vaccinati piu' di recente (mediana 8 mesi dopo la prima dose) rispetto ai partecipanti vaccinati l'anno scorso (mediana 13 mesi dopo la prima dose). "E' promettente vedere prove cliniche e dalla realta' che si aggiungono al crescente volume di dati sull'efficacia del vaccino Moderna Covid-19", ha dichiarato Ste'phane Bancel, chief executive officer di Moderna: "L'aumento del rischio di infezioni postvaccinali nei partecipanti allo studio 'Cove' che sono stati vaccinati l'anno scorso rispetto a quelli piu' recenti dimostra gli effetti dell'immunita' calante e supporta la necessita' di un booster (terza dose) per mantenere alti livelli di protezione. Speriamo che questi risultati siano utili mentre le Autorita' sanitarie e le Autorita' di regolamentazione continuano a valutare le soluzioni per porre fine a questa pandemia".

Gli studi a disposizione

In un rapporto di 53 pagine inviato alla Food and drug administration americana (Fda), la Pfizer illustra la necessità di una terza dose del suo vaccino anti-Covid, fornendo i dati di diversi studi. In particolare, l'azienda farmaceutica cita le più recenti sperimentazioni condotte dai propri ricercatori che hanno inoculato un 'booster' in 306 volontari che avevano già ricevuto due dosi del prodotto. In questi individui gli anticorpi al Sars-Cov2 sono risultati triplicati rispetto persino a chi aveva già ricevuto le due dosi. Nessuna complicazione è stata osservata in chi ha avuto la terza dose, nè casi di miocardite o pericardite. La Pfizer ribadisce che la protezione del suo vaccino anche senza il 'booster' rimane forte nei confronti dei rischi di malattia grave. Ma per quanto riguarda la possibilità di contrarre il Covid in maniera leggera o moderata, l'immunità scende notevolmente tra i 6-8 mesi dopo la seconda dose. Gli anticorpi osservati invece dopo la terza dose hanno evidenziato anche la capacità di prevenire l'infezione causata dalla variante Delta. Tra le altre informazioni a favore del booster, l'azienda famaceutica ha incluso i dati di uno studio della società sanitaria «Kaiser Permanente» della Southern California, secondo cui l'efficacia della vaccinazione piena (senza la terza dose) scenderebbe dall' 88% del primo mese dopo la seconda iniezione a solo il 47% dopo 5 mesi

Dose booster: cos'è

La circolare del ministero della Salute che descrive categorie e tempistiche, distingue la terza dose 'addizionale' dalla dose 'booster': in quest'ultimo caso la platea di riferimento non sono i soggetti particolarmente fragili per i quali si è evidenziata una minore risposta al vaccino (e che per questo necessitano di una dose appunto addizionale come parte  integrante del processo vaccinale), bensì le fasce che hanno avuto una risposta immunitaria adeguata dopo le prime due dosi ma che a distanza di tempo, o forse per via delle varianti,  hanno comunque bisogno di una dose di rinforzo a fronte del calo di copertura immunitaria che, secondo vari studi, si determina per i vaccini anti-Covid dopo 6-9 mesi. L'obiettivo della dose booster è quindi mantenere nel tempo o ripristinare un adeguato livello di risposta immunitaria, in particolare in popolazioni connotate da "un alto rischio, per condizioni di fragilità che si associano allo sviluppo di malattia grave, o addirittura fatale, o per esposizione professionale". La dose booster va somministrata dopo almeno sei mesi dall'ultima dose. Al momento, in base alle indicazioni del CTS, precisa la circolare, "si considera prioritaria la somministrazione della dose addizionale nei soggetti trapiantati e immunocompromessi". Ferma restando la  priorità del raggiungimento di un'elevata copertura vaccinale con il completamento dei cicli attualmente autorizzati, "sarà poi definita la strategia di somministrazione di una dose booster di vaccino a m-RNA (Pfizer e Moderna) in favore di ulteriori gruppi target", tenendo conto delle evidenze scientifiche e dell'evoluzione dello scenario epidemiologico. Si inizia pertanto con i più fragili e poi verranno le dosi booster per le altre categorie, come over-80, residenti nelle Rsa e sanitari.