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economia

Bini detta la linea per le tre Fiere in regione: un sistema unico e accelerare sull'integrazione

Maura Delle Case
2 minuti di lettura

UDINE. Non è la prima volta che lo va dicendo. E lo ha ribadito l’assessore regionale alle Attività produttive Sergio Emidio Bini sostenendo che in una regione piccola come il Fvg due fiere sono troppe. Lo erano ante Covid e lo sono a maggior ragione oggi, dopo un anno di pandemia che ha cambiato le carte in tavola e velocizzato i cambiamenti. «Credo – ha detto Bini – che sia ancor più opportuna un’accelerazione del processo d’integrazione tra le realtà fieristiche regionali per la creazione di un unico sistema fieristico del Friuli Venezia Giulia».

L’occasione per tornare sullo spinoso tema del sistema fieristico Fvg, che vede da un lato la Fiera di Udine (e Gorizia) impegnata a reinventarsi e dall’altro quella di Pordenone che invece ospita eventi, diversi dei quali a caratura internazionale, è stato offerto ieri dal convegno organizzato a Udine in Camera di commercio, moderato dal direttore del Messaggero Veneto, Omar Monestier, per discutere appunto alla ripartenza delle fiere post pandemia. Un appuntamento, quello con la rimessa in moto del sistema che ha trascorso un 2020 ai box, tutt’altro che ovvio come ha evidenziato, a mo’ di cappello, il responsabile strategie digitali di Confartigianato-Imprese, Paolo Manfredi, infilando una domanda dopo l’altra e ben poche risposte.

Una le vale tutte: «Cosa faranno le aziende quando saranno poste dinnanzi alla scelta se partecipare o meno alle fiere? Non lo sappiamo». Ma è bene chiederselo secondo Manfredi perché nel periodo della pandemia la mancata partecipazione alle fiere ha consentito alle imprese di risparmiare e d’investire quei risparmi in innovazione – lo hanno fatto 2 realtà su 10 –, accrescendo il proprio fatturato. Torneranno queste aziende alle fiere? Una cosa è certa: il sistema dovrà evolversi, facendo tesoro di quanto la pandemia ha insegnato.

Secondo Pietro Piccinetti, amministratore unico della Fiera di Roma e vicepresidente di Aefi (associazione esposizioni e fiere italiane), due driver non potranno mancare nella ri-progettazione delle fiere post Covid: l’internazionalizzazione da un lato e la digitalizzazione dall’altro.

«Le fiere saranno sempre fisiche, ma la spinta digitale ci ha fatto intravvedere la possibilità di mantenere in attività la community B2B tutto l’anno», rileva Piccinetti ricordando come il sistema, pre pandemia, valesse a livello nazionale 60 miliardi di ricavi per le aziende e il 50 per cento dell’export delle Pmi. Un sistema fatto di big ma non solo. «Ogni fiere ha la sua missione – riconosce il vicepresidente di Aefi –. Ricordo che oggi euro fatturato ne vale 15 sul territorio e che le piccole fiere portano centinaia di visitatori».

Un futuro dunque c’è, ma quale? L’amministratore unico di Udine e Gorizia Fiere, Lucio Gomiero, ieri ha raccontato quello che sta progettando per il quartiere fieristico di Udine che avrà, nelle intenzioni, tre diverse anime: quella più pura della fiera, con eventi diretti e indiretti, quella dell’ospitalità di concerti, convegni e concorsi pubblici e ancora quella, tutta nuova, legata alla formazione scolastica. Renato Pujatti, omologo di Gomiero alla Fiera di Pordenone, non ha invece bisogno di reinventare nulla. L’ente della destra Tagliamento presenta conti in ordine e una rosa di eventi, diversi dei quali internazionali, che funziona e che promette pure di crescere con una nuova fiera, annunciata ieri, dedicata al settore navale. E se Bini spinge per una sinergia, il presidente della Camera di commercio di Pordenone Udine, Giovanni Da Pozzo, gli dà manforte.

«Pordenone ha dimostrato di aver fatto bene con ottime qualità strategiche che sempre riconosco, ma in questo comparto non è una gara – puntualizza il padrone di casa –. Udine ha mantenuto il percorso legato alla sua storia, ma ha caratteristiche completamente diverse. In una visione che guarda al futuro, una riconversione che preveda un percorso aggiuntivo o complementare è doverosa da parte di chi ha la responsabilità di guardare avanti». —


 

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