17 settembre 2020 - 09:23

Mister Longo: «Tornerò, so che il mio lavoro è stato apprezzato dai tifosi»

L’ex tecnico: «Il rischio della B per il Toro è stato alto. Mi piace evidenziare il lavoro fatto con Meité, Verdi, Zaza Bremer e Belotti...»

di Gianluca Sartori

Mister Longo: «Tornerò, so che il mio lavoro è stato apprezzato dai tifosi»
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L’orgoglio per aver centrato la salvezza è più grande del dispiacere per la mancata conferma. Moreno Longo torna a parlare di Toro, lo fa da primo tifoso della squadra che tra due giorni scenderà in campo a Firenze. È anche grazie a lui se il club può programmare dalla massima serie un futuro che inizierà da Firenze. Longo, scommettiamo che Fiorentina-Torino non se la perderà. «Mi godrò la gara con l’occhio vigile dell’addetto ai lavori e anche con la partecipazione del tifoso, sperando di vedere un Torino vittorioso».

Il presidente Cairo l’ha ringraziata più volte.
«A lui dico grazie anch’io per le occasioni che mi ha dato, nelle giovanili e nella prima squadra».

Quali sono i tre migliori momenti che si porta dentro?
«Al primo posto c’è l’accoglienza dei tifosi al primo allenamento al Filadelfia. Poi c’è l’ingresso in campo per Torino-Samp, la mia prima gara di campionato. Purtroppo quella è stata l’unica partita a porte aperte. Ma sbucando dagli spogliatoi ho avuto la sensazione del sogno che si realizza. Infine, il fischio finale che ha sancito il successo contro l’Udinese, alla seconda partita dopo il lockdown. Perché è stata la mia prima vittoria e perché fare quattro punti nelle prime due gare è stato fondamentale».

L’ostacolo peggiore?
«L’aver dovuto far entrare nella testa dei ragazzi che occorreva cambiare obiettivi al ribasso. I giocatori non erano abituati al tipo di campionato che deve fare chi lotta per sopravvivere».

Quanto ha rischiato la B il Torino?
«Parecchio. E allora serviva un approccio diverso, fatto di resilienza e di spirito di sacrificio».

Con Vagnati che rapporto ha avuto?
«Abbiamo collaborato per il bene esclusivo del Torino mettendo da parte i personalismi. Al Torino mi ha voluto Massimo Bava, ma Vagnati ha capito quanto tenevo alla causa. Quindi c’è stata unione di intenti. Poi ci siamo lasciati nel modo migliore».

Senza rancore?
«Senza rancore: conosco le dinamiche del calcio».

Belotti e Sirigu sono ancora al Torino: se lo aspettava?
«La verità è che durante la mia gestione non ho mai avuto la percezione che pensassero di partire. Poi è chiaro che sono due giocatori che possono finire nel mirino dei top club. Ma un top club lo possono trovare nel Torino».

Meité e Verdi erano due delusioni, lei li ha rivitalizzati. Come ha fatto?
«Con il dialogo abbiamo puntato sul recupero dell’autostima perché i loro mezzi sono importanti. Possono dare molto. Ma ci tengo a sottolineare il lavoro fatto con altri singoli: da Bremer, che può diventare un difensore top, a Zaza, che ha dato un contributo importante, a Belotti, che con me ha fatto gol per sette gare di fila».

Crede che il suo rapporto con la piazza sia più forte di prima?
«Ho questa percezione. Sento che il mio lavoro è stato apprezzato».

E a chi la rivorrebbe un giorno sulla panchina granata cosa dice?
«Che non sarei né il primo né l’ultimo a tornare dove è già stato. Sapete tutti quanto sono legato al Torino».

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