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La Liguria guarda avanti: «I nostri numeri sono incoraggianti, via tutti i vincoli»

Le elaborazioni del ministero della Salute e dell'Istituto superiore della sanità promuovono la Liguria. La Regione: «Gli indicatori sono positivi, stiamo diminuendo oltre le previsioni»

Emanuele Rossi e Roberto Sculli
3 minuti di lettura

Ritornano le passeggiate vicino a Boccadasse (foto Pambianchi)

 

Genova – Contagi in diminuzione, diagnosi più rapide e ospedali in via d’alleggerimento. Il coronavirus, nei dati inviati dalla Regione ed elaborati e valutati dal ministero della Sanità, ha allentato la sua morsa. Fermo restando che la settimana in corso e le prossime due saranno decisive, per valutare gli effetti sull'epidemia dei progressivi allentamenti del lockdown avvenuti a maggio, gli indicatori contenuti nel secondo report settimanale certificato in queste ore dal ministero della Salute sono ritenuti assai confortanti.

Per questo la Regione Liguria, nell'incontro che si svolgerà nelle prossime ore tra tutti i presidenti di Regione e il governo, è orientata a chiedere di poter far cadere anche gli ultimi vincoli.

«Senza abbassare la guardia e senza trionfalismi – dice il presidente della Regione, Giovanni Toti – i dati dimostrano che ci troviamo in una fase molto discendente dell'epidemia. Chi si arroga il diritto di esprimere giudizi su dati più fragili, ci auguriamo lo faccia in buona fede, perché il danno che apporta il sistema è molto grave. I circa 400 mila posti di lavoro bruciati in Italia dovrebbero essere un elemento di riflessione per chi spande catastrofismo». Il riferimento è allo studio diffuso ieri dalla Fondazione Gimbe, che ha raccolto ed elaborato i dati forniti ogni giorno dalla Protezione civile nazionale, relativamente al periodo tra il 4 e il 27 maggio. E, per la Liguria, ha restituito uno scenario decisamente a tinte fosche.

In particolare, osservando e incrociando i casi di contagio individuati e i tamponi effettuati, secondo i rilievi della fondazione, risulterebbe che la percentuale di tamponi che restituiscono un risultato positivo, in Liguria, è del 5,8%, il secondo dato più elevato, dopo la Lombardia.

Per quanto riguarda gli accertamenti con tampone per 100 mila abitanti, sempre secondo Gimbe, la Liguria sarebbe il fanalino di coda assoluto, con soltanto 1.319 test effettuati. Relativamente molto elevata anche l’incidenza dei nuovi contagiati per 100 mila abitanti: La Liguria è seconda, dopo la Lombardia, con 76 casi.

A 23 giorni dall’allentamento del lockdown - è la tesi della Fondazione - i dati dimostrano come il contagio non sia sotto controllo in almeno tre regioni italiane: Lombardia, Liguria e Piemonte. E questo dovrebbe suggerire al governo di continuare a impedire quantomeno la mobilità tra questi territori e il resto d’Italia. La Regione Liguria e i suoi tecnici, con in testa la task force di Alisa, contestano decisamente questa lettura e anche l’esattezza di alcuni dati, come quello sul numero di tamponi effettuati, che viene certificato come superiore del 20 per cento rispetto alla media nazionale. Più in generale, il secondo report elaborato sulla base dei criteri - 21 in tutto, con numerose sotto categorie - indicati e osservati dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di Sanità disegnano connotati ben diversi. Nelle tre macro categorie monitorate, cioè la capacità di monitoraggio, quella di diagnosi e di gestione dei contagi e la tenuta del sistema sanitario, la Liguria è in territorio positivo.

«Se si maneggiano dei dati - dice il coordinatore della task force di Alisa, Filippo Ansaldi - bisogna farlo in maniera completa. La pandemia è un fenomeno complesso, ci sono oltre 9 mila casi, a Roma abbiamo inviato circa 500 mila dati. I prossimi giorni saranno molto importanti, la sorveglianza sanitaria sarà implementata e i trend saranno seguiti con grande attenzione, ma gli indicatori che abbiamo ora sono tutti positivi, stiamo diminuendo ancora di più rispetto al modello di previsione fatto il 10 aprile».

Il documento su cui fonda la valutazione Ansaldi, specialista in Igiene e Medicina preventiva, è quello che, di fatto, è il punto di partenza di ogni discussione con il governo, così come stabilito da un intesa tra Stato e Regione. In altre parole: l’inserimento dei dati richiesti da Roma, a cura delle Regioni, produce un insieme di valutazioni, che inquadrano in modo nella sostanza automatico l’andamento dell’epidemia.

Tra gli elementi considerati (il report confronta la settimana dal 18 al 24 maggio e quella precedente) ci sono ad esempio il numero di casi sintomatici, i pazienti ricoverati in ospedale, sia in reparti di malattie infettive che in terapia infettiva, che risultano entrambi in calo. Ancora, sono in diminuzione i tamponi positivi rispetto a quello effettuati - dal 4,7 al 2,9 per cento - i positivi in ospedale (1,2 contro 1,3 per cento) e quelli in altri contesti, in discesa dal 12,9 al 7,6 per cento.

Unico dato a prima vista negativo è quello relativo ai focolai: quelli attivi, nella settimana precedente erano 20, mentre nell’ultima erano 25.

Tuttavia, è una sorta di effetto trascinamento: nella settimana passata è stato scoperto soltanto un nuovo focolaio, contro i tre individuati in quella precedente. In linea il numero di risorse impiegate per la lotta al Covid, mentre migliora il tempo tra l’emersione dei sintomi e la diagnosi, un punto in parte dolente nella precedente relazione. 

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) I positivi sono 3362: sono 538 in provincia di Savona, 96 alla Spezia, 396 a Imperia e 2330 in provincia di Genova]]

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