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Esteri

Nel Mediterraneo non c'è più posto per free rider

LaPresse
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Dell'impegno Nato sul fronte libico lo sappiamo. Sirte è stata liberata grazie all'azione dei caccia bombardieri americani e all'impegno di truppe a terra: americane, francesi, inglesi e, sebbene con un profilo di attività minore, italiane. Così come sono certe le missioni Sir eseguite dai droni in partenza da Sigonella. Anche delle minacce di Daesh verso l'Italia e Roma in particolare siamo stati avvertiti. Di quel che sta accadendo in Turchia, che a tutti gli effetti è un importante membro dell'alleanza atlantica, sappiamo molto meno. Erdogan terrà fede alle promesse e non spingerà i 3 milioni di siriani presenti verso l'Europa?

Una cosa dovrebbe però essere valida per tutti gli alleati: quando si tratta di relazioni internazionali o addirittura di azioni militari non c'è posto per i furbi. Ossia non c'è posto per posizioni da free rider, per letture libere e ondivaghe degli impegni sottoscritti.

A innescare il dibattito sulla questione sono state le "bislacche" dichiarazioni del miliardario newyorchese, attuale candidato repubblicano per le prossime presidenziali negli Stati Uniti. Durante l'incontro del marzo scorso con il comitato di redazione di The Washington Post, incontro focalizzato sulla politica estera che Donald Trump intende svolgere in caso diventasse presidente, ha dichiarato tra l'altro: "La Nato? È una buona cosa, se funzionasse anche senza di noi... La Nato ci costa una fortuna e sì, stiamo proteggendo l'Europa, ma stiamo spendendo un sacco di soldi. Punterò alla ridistribuzione dei costi e assicuro che gli Stati Uniti non sopporteranno ancora il totale peso della difesa in Europa". Lo scorso luglio durante un'intervista con il New York Times ha poi ribadito con chiarezza il suo no all'intervento automatico in difesa di alleati della Nato in caso di attacco della Russia e no a "pressioni sulla Turchia o su altri alleati autoritari che conducono purghe sui loro avversari politici o riducono le libertà civili". Grazie ad affermazioni del genere persino tra gli stessi repubblicani c'è chi ormai lo considera un pericolo per la sicurezza nazionale.

Trump mostra infatti di non conoscere l'articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico siglato a Washington nel 1949: "Le Parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o nell'America settentrionale, costituirà un attacco verso tutte, e di conseguenza convengono che se tale attacco dovesse verificarsi, ognuna di esse, nell'esercizio del diritto di legittima difesa individuale o collettiva riconosciuto dall'art. 5 dello statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate, intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'impiego della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale".

Il free riding non è però una prerogativa di Trump. Gli Stati Uniti dedicano ogni anno il 3,5% del loro Pil alla difesa, ma nessuno dei paesi membri della Nato fa altrettanto. La soglia del 2% è quella intorno a cui dovrebbero orientarsi: Inghilterra, Grecia e Turchia la superano di poco, ma non la raggiunge la Francia, è sotto l'1,5 quella della Germania e ancora più bassa è la percentuale italiana.

Questi i dati nudi e crudi, che tuttavia si prestano a una serie di considerazioni non da poco. Il Pil di una nazione può variare di anno in anno. Se ad esempio si prende in considerazione quello inglese, causa Brexit, al momento le proiezioni danno per probabile una sua consistente discesa, ma abbassare oltre certi livelli la cifra assoluta di spesa può divenire controproducente per la sicurezza di un paese. Per converso, di fronte a una crisi economica come quella attraversata dall'Europa negli scorsi anni diventa difficile per un governo, quale che sia il suo colore, giustificare spese militari crescenti. Nel momento di massimo stress economico del nostro paese la spending review operata dal governo presieduto da Mario Monti, unico tra tutti i governi succedutisi sino a oggi, aveva ridotto l'acquisto dei caccia-bombardieri F35, ordinati dal governo Berlusconi e poi confermati dal successivo governo D'Alema, da 131 a 90.

È dunque corretto ritenere che le spese degli Stati Uniti che operano su un teatro globale siano più alte rispetto a quelle di paesi come il nostro che hanno interessi strategici di gran lunga più circoscritti? Se si accetta l'idea che non ci possono essere free rider in un'alleanza dove i vantaggi della sicurezza europea e atlantica sono goduti da tutti i suoi membri, occorre andare a scoprire in che modo alcuni paesi riescano a bilanciare la minore partecipazione alle spese per la difesa comune.

Cosa fa l'Italia per compensare i suoi punti di percentuale in meno? Bastano gli acquisti di F-35 e droni di produzione americana? È sensato ritenere che la presenza di basi militari come quelle di Sigonella, Vicenza ed Aviano sia una compensazione sufficiente? Il Muos è una pedina di questo tacito scambio? Il Mobile User Objective System, è un programma di comunicazione satellitare a banda stretta di nuova generazione studiato dal dipartimento della Difesa americana per sostenere le comunicazioni militari Usa e Nato in tutto il mondo. È considerato un'opera fondamentale per l'Alleanza Atlantica, e fa parte di una costellazione di quattro satelliti operativi, di cui due sono negli Stati Uniti e un altro in Australia. La polemica intorno al suo impatto ambientale sulla salute degli abitanti dei comuni limitrofi, sottoposti ai campi elettromagnetici necessari per far funzionare torri radio fino a 150 metri d'altezza e antenne paraboliche con un diametro di oltre 20 metri.

Con Sigonella periodicamente impegnata nelle azioni militari in corso nel Mediterraneo e la sughereta di Niscemi in provincia di Caltanissetta come sede del Muos, la Sicilia si trova ancora una volta a essere strategicamente l'area più esposta della Penisola e forse dell'intero continente europeo.

Esattamente come accade per il flusso di migranti provenienti dalle coste del nord Africa, non si può e non deve essere escluso sia a livello nazionale sia a livello internazionale il principio di solidarietà. E dunque il parziale free riding sulla spesa militare effettuato da tutti i nostri governi sarebbe accettato come elemento dell'accordo di solidarietà.

Ma la solidarietà richiede la reciprocità. E non solo tra paesi aderenti a un'alleanza: anche tra i territori che costituiscono un singolo paese. La Sicilia non è solo un centro strategico per le operazioni militari nel Mediterraneo. La Sicilia è il luogo privilegiato per il recupero e la prima accoglienza dei migranti. In Sicilia troveranno ospitalità 13 dei 36 nuovi centri previsti dal piano di qualificazione del sistema nazionale di prima accoglienza che prova a dare una risposta all'emergenza dei minori migranti. L'isola è in prima linea e i siciliani lo sanno. Sarebbe utile pertanto capire in che modo il vantaggio collettivo tratto dallo sforzo fatto dalla Sicilia per assicurare sicurezza e accoglienza possa essere ricambiato in altre circostanze.

Mancano pochi giorni al vertice tra Renzi, Merkel e Hollande che si terrà a Ventotene. I problemi di bilancio italiani saranno certamente al centro dell'attenzione. Auspichiamo che non siano solo quelli. Di errori, di sottovalutazioni della reale portata dei problemi nel recente passato a Bruxelles ne sono stati commessi a sufficienza. La Sicilia e l'Italia tutta non possono e non devono essere lasciate sole.

Questo blog è stato scritto in collaborazione con Nicolò Donà dalle Rose

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