Pantelleria, la passione senza tempo che dà vita allo Zibibbo

Pantelleria, la passione senza tempo che dà vita allo Zibibbo
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Venerdì 5 Settembre 2014, 19:56 - Ultimo aggiornamento: 9 Settembre, 16:16

C’ ancora chi coltiva quelle piccole viti, armandosi solo di passione e pazienza. Chi raccoglie a mani nude i grappoli per farli, poi, appassire al sole, senza l’utilizzo di forni o serre di nylon.

A Pantelleria il tempo si ferma. E la coltivazione delle viti di Zibibbo – candidate a diventare patrimonio dell’Unesco – segue dei processi esclusivamente naturali. Oltre 12mila sono i chilometri dell’isola, in cui a giocare il ruolo di protagonista, sono i terrazzamenti. Un vanto, che quei pochi produttori, ancora lì intenti a far crescere le uve da cui nasce il vino passito o il moscato, difendono senza nascondere una punta d’orgoglio.

Ma anche un limite, considerate poi le entità di vendita o la diffusione del passito di Pantelleria – e non di altri passiti mediterranei – non solo in Italia ma nel resto del mondo. In sostanza, una qualità e un’eccellenza espressa e difesa solo a metà, cui si aggiunge la crisi economica, l’assenza di manodopera giovanile e la riduzione delle terre coltivate.

Nell’arco di cinquant’anni, gli ettari coltivati sono andati via via riducendosi, passando dai 5mila degli anni Sessanta a poco più di 700 di quelli odierni. Di riflesso, anche la produzione è andata assottigliandosi, passando dai 500mila quintali di cinquant’anni fa ai 30mila di oggi.

IL FESTIVAL

Per questo, per cercare di tutelare meglio e rilanciare un settore di punta, che paradossalmente non è sfruttato a sufficienza, nell’interesse dell’economia isolana, si è conclusa la prima edizione di Passitaly, la rassegna concentrata sulla promozione di quella che viene definita un’agricoltura eroica.

Per una settimana Pantelleria ha ospitato incontri, dibattiti, degustazioni, visite guidate nelle cantine della “resistenza”, gestite ormai da appena venti piccoli produttori locali. A tenere a battesimo la rassegna, il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, intenzionato a difendere e rilanciare, in vista dell’Expo 2015, gli alberelli di Zibibbo, anche attraverso l’erogazione di parte dei fondi Pac, e cioè i fondi del Piano d’azione e coesione del ministero.

«L’Italia è un paese ricco di biodiversità – ha detto il responsabile del dicastero – e non è semplice conciliare la tutela delle caratteristiche autoctone e naturali di una zona con lo sviluppo economico». Tuttavia, nel resto del Paese, ci sono degli esempi che hanno fatto scuola. «Dallo sviluppo delle langhe piemontesi ai raccolti della Valtellina», ha spiegato Martina, «E per questo – ha concluso il ministro – è giusto e doveroso permettere anche al Sud di tornare a essere competitivo».

I COLTIVATORI

«La nostra è una terra bellissima ma Pantelleria si è sempre salvata da sola e mai grazie all’aiuto degli uomini». A parlare è Salvatore Murana, uno dei venti produttori “eroici” di vino passito. «I giovani fuggono perché per loro, possibilità non ce ne sono, i fondi regionali per incentivare il settore vitivinicolo sono pressoché inesistenti, la burocrazia poi è paludosa», spiega un’altra produttrice, Caterina D’Ancona.

«E riuscire a preservare un tipo di agricoltura naturale, è sempre più difficile». In più, in un’isola bellissima e incontaminata, dimora estiva di personaggi famosi e set ideale per riprese cinematografiche (Il regista Luca Guadagnino sta girando “A bigger splash”, il remake del film La piscina, con un cast stellare che va da Tilda Swinton a Ralph Fiennes), in cui però manca addirittura un semplice porto turistico, l’unico consorzio agricolo che c’è «fa tutto – spiega un altro produttore pantesco, Fabrizio Basile – meno che preservare le proprie ricchezze».

«Una delle grandi aziende pantesche di produzione e imbottigliamento di vino pantesco, ad esempio – spiegano ancora i piccoli produttori – che acquista le uve dai piccoli produttori, imponendo senza appello il prezzo della materia prima, immette nella grande distribuzione un ottimo vino passito, a prezzi da supermercato. E questo non contribuisce di certo – concludono – a tutelare un prodotto d’eccellenza». Il sindaco di Pantelleria, Salvatore Gabriele, crede di poter invertire la rotta di un sistema agricolo al cui interno si sviluppano una serie infinita di contraddizioni.

«Questo è l’intento dell’amministrazione». Che poi sia un obiettivo davvero raggiungibile, solo il tempo potrà stabilirlo.

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