Donald Trump lascia una nuova polpetta avvelenata al suo successore Joe Biden: il segretario di Stato Mike Pompeo ha annunciato che gli Stati Uniti hanno rimesso Cuba nella lista dei Paesi sponsor del terrorismo, un club ristretto che include Siria, Iran e Corea del Nord.

Immediata la reazione dell'Avana che ha "condannato l'opportunismo politico" della decisione di Washington che relega Cuba in "una definizione cinica e ipocrita".

La decisione di Trump, presa "per aver Cuba ripetutamente fornito supporto ad atti di terrorismo internazionale garantendo un porto sicuro ai terroristi", revoca una misura presa nel 2015 dall'amministrazione Obama nel quadro del disgelo verso l'ex avversario della Guerra Fredda.

Il reinserimento nelle liste dei "Paesi canaglia" rischia di complicare gli sforzi di Biden di migliorare i rapporti con l'Avana ed è l'ultima di una serie di mosse di politica estera da parte dell'amministrazione uscente a pochi giorni dall'addio alle stanze dei bottoni.

Pompeo ha giustificato il reinserimento di Cuba col fatto che "da decenni numerosi americani ricercati o condannati per violenza politica" hanno trovato asilo nell'isola: tra questi l'ex Pantera Nera Joanne Chesimard (alias Assata Shakur), la zia del rapper Tupac Shakur, finita in carcere per complicità nell'uccisione nel 1973 di un poliziotto del New Jersey e poi protagonista nel 1979 di una clamorosa evasione in cui, secondo le accuse americane, ebbe un ruolo anche l'italiana Silvia Baraldini.

L'embargo Usa contro l'isola di Fidel Castro limita già gli scambi commerciali e le visite ordinarie degli americani, ma la nuova definizione potrebbe ostacolare gli scambi con Paesi terzi su cui l'Avana fa conto per importare beni essenziali, oltre a scoraggiare investitori desiderosi di entrare come partner nell'importante offerta turistica cubana.

L'annuncio di Pompeo è solo l'ultimo "dispetto" a Biden in politica estera. Ieri il segretario di Stato aveva designato gli Houthi dello Yemen come organizzazione terroristica con una mossa chiesta dai falchi anti-iraniani negli Usa e criticata dalle Nazioni Unite. Sabato poi il Dipartimento di Stato ha cancellato le restrizioni dei contatti tra diplomatici americani e Taiwan facendo infuriare la Cina e complicando i futuri rapporti di Biden con Pechino.

(Unioneonline/v.l.)
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