Insigne, parla il suo primo presidente «Quando Baresi ci offrì 5.000 euro»

diCiro Troise

Il capitano del Napoli cresciuto all’Olimpia Sant’Arpino di Orazio Vitale: decisi di darlo al Napoli perchè Lorenzo era legato alla famiglia, lontano si sarebbe perso

La carriera di Lorenzo Insigne è cominciata alla scuola calcio Olimpia Sant’Arpino, dove da bambino ha mosso i primi passi. Il presidente Orazio Vitale è stato il primo a credere nelle sue qualità, e a distanza di oltre venti ammira, orgoglioso, il suo pupillo guardandolo con la maglia numero 10 della Nazionale. Stasera come tutti sarà incollato alla tv per Italia-Svizzera.

Che effetto le fa vedere Insigne con la maglia numero 10 della Nazionale?
«È una grossa emozione. Mi ricordo che quando fu convocato per il Mondiale del 2014, al campo abbiamo messo uno striscione, rimasto lì per non so quanto tempo. Insigne è la nostra bandiera, il nostro punto di orgoglio. É un po’ il figlio di tutti noi».

Dai campi dell’Olimpia Sant’Arpino al numero 10 dell’Italia, ha creduto da subito a questa favola?
«Da noi è arrivato a quasi 7 anni e ho capito subito che era un fenomeno. Solo vederlo era uno spettacolo: c’era sempre chi diceva che era basso. Ma fatemi il piacere! Ho sempre detto che Lorenzo è l’eccezione che conferma la regola. Sinceramente ho sempre pensato che se avesse giocato in contesti in cui avvertiva piena fiducia nessun traguardo gli sarebbe stato precluso».

Perché ha scelto di dare Insigne al Napoli?
«Ero convinto che Lorenzo lontano da Napoli rischiasse di perdersi, era molto legato alla famiglia. Ha fatto diversi provini e appena gli altri club hanno tentennato, ho chiamato il Napoli. Mi ricordo che Beppe Baresi per l’Inter voleva aspettare un altro anno, ci chiamò una società di San Sebastiano al Vesuvio collegata al Milan, addirittura ci fu una telefonata di Franco Baresi. Volevano darci cinquemila euro, al Napoli l’ho dato con la rinuncia al premio della preparazione, i famosi 1500 euro arrivarono dopo. Abbiamo dato anche il fratello Roberto, oggi ci penserei di più».

In che senso?
«Non siamo riusciti ad organizzare neanche uno scambio di maglie, Lorenzo me l’ha chiesta più volte la maglia della scuola calcio. Forse è passato un concetto sbagliato, cioè che io avessi dato il giocatore a Beppe Santoro (all’epoca responsabile del settore giovanile) e non al Napoli. È falso, Santoro lo voleva anche quando era all’Avellino e non gliel’ho dato. Questo, in ogni caso, è il passato. Oggi tutti noi ammiriamo il campione che è diventato e facciamo il tifo per lui in Nazionale.

In questi anni è venuto a trovarvi al campo? Avete organizzato delle manifestazioni?
«Sì, organizzavamo di nascosto, senza preavviso, per evitare difficoltà di ordine pubblico. Anche il fratello Roberto è venuto al campo, abbiamo costruito un bel legame».

Oggi è un leader anche in Nazionale.
«Lorenzo si sente dentro a questo progetto, gioca con la testa sgombra e mette in mostra tutto il suo talento. Farà ancora tanti gol, vedrete».

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16 giugno 2021 2021 ( modifica il 16 giugno 2021 2021 | 07:35)