Tanti auguri a “Il Fatto Quotidiano” e a Bruce Springsteen (di Alex De Gironimo)

Festeggiamo oggi i 12 anni de “Il Fatto Quotidiano” e i 72 del Boss.

Che bella accoppiata! Il primo, soprattutto ad opera di Marco Travaglio, ha risvegliato le coscienze ma soprattutto le intelligenze degli italiani, lavorando duramente, contro tutto e contro tutti, per fornire un approdo o almeno un appiglio ai milioni di italiani che ancora non si capacitano della condizione nella quale versa il Paese, divenuto ormai un luogo inospitale non dico alla cultura ma proprio al minimo di una qualsivoglia decenza. In anni nei quali Berlusconi era ancora in auge e quando i giornaloni ancora non avevano del tutto rovinato la loro reputazione, gli eroi del Fatto seppero non solo imporsi sul mercato dei quotidiani, impresa già quasi impossibile, ma diventare un punto di riferimento irrinunciabile per chiunque volesse avere almeno una vaga idea circa la verità di ciò che accade in Italia e nel mondo. E spesso di verità ne arriva a vagonate, tanto che ormai non si contano i servizi resi al Paese da un giornale che ha saputo raccogliere firme, far dimettere chi se lo meritava e sputtanare almeno alcuni dei tanti contaballe che ci circondano. Non del tutto dissimile la funzione svolta da Bruce Springsteen negli ultimi 40 anni abbondanti. Il Boss infatti è riuscito a coniugare al meglio le lezioni di Elvis e di Bob Dylan, sapendole anche adeguare ai tempi che cambiano ma senza mai abbandonare i principi e le idee che contano. E’ così che un ragazzino della periferia americana, con le unghie e con i denti, ha potuto farsi strada in un panorama musicale pieno di enormi talenti, fra i quali si è saputo imporre ai massimi livelli. Per approfondire, potete leggere la sua bellissima autobiografia.

Le sue parole e la sua musica, in magica combinazione, non solo raccontano del riscatto dai propri guai ma contribuiscono grandemente in prima persona, travolgendo l’ascoltatore che si trova quindi già sulla buona strada anche prima di rendersene conto, rinfrancato e rinato grazie a quella scarica di energia, vitalità, passione, poesia e genuinità che trova la sua massima espressione nei concerti del Boss, che sono veramente un qualcosa di unico e diverso da quelli degli altri. Provare per credere (quando si potrà).

Si dice spesso che il Fatto sia l’organo stampa del M5S, ma a dire il vero se c’è qualcosa che si può e anzi si deve recriminare al Movimento è proprio quella di non aver avuto il minimo impatto sulla vita culturale del Paese: nessun programma televisivo, nessuna corrente di pensiero, nessuna scuola è nata dopo pure tanti anni di straordinaria attività politica, che però accanto ai tanti importantissimi risultati non ha saputo aggiungere quello di una sferzata al mondo dell’arte, dello spettacolo e della cultura, che difatti giacciono in uno stato pietoso, anche se il potenziale ovviamente non mancherebbe. Il Fatto ha anzi esemplarmente conservato la propria autonomia, in ogni senso, continuando ad insegnare a tutti, se non altro, cos’è il vero giornalismo. Peraltro, le loro pagine culturali sono molto ben fatte. Similmente, anche qui, Bruce Springsteen, a differenza del Partito Democratico americano, pure al potere, nonché della pressoché totalità dei vip e degli intellettuali della “sinistra” americana, ha sempre cercato di mandare un messaggio rivolto a tutto il Paese, in particolare alla Working Class americana, lottando contro la divisione nel Paese anche quando si schiera decisamente da una parte. Uno dei suoi tentativi più lodevoli è quello del 2019, ovvero l’album “Western Stars”, nel quale l’artista, invece di salire sul facile carro dei radical chic e delle mezze calzette, ha preferito rivolgersi proprio a quell’elettorato che in gran numero aveva votato Trump, cercando di raccontare le loro storie dal loro punto di vista mettendo così in luce alcune delle radici profonde dell’America che però i Liberal, lungi dall’apprezzare, non vedono l’ora di recidere, anche a costo di precipitare con tutto l’albero.

Alex De Gironimo