7 aprile 2021 - 23:15

Regioni all’attacco: «Linee uguali per tutti su AstraZeneca». Draghi: correremo per vaccinare gli anziani

Dopo il verdetto dell’Ema su AstraZeneca, vertice con Gelmini. Regioni all’attacco: «Ora linee uguali per tutti». La circolare: seconde dosi senza limiti. Draghi, avanti con anziani

di Monica Guerzoni

Regioni all'attacco: «Linee uguali per tutti su AstraZeneca». Draghi: correremo per vaccinare gli anziani
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La botta è forte e il fatto che fosse temuta e in parte annunciata non attutisce il colpo. Il vaccino AstraZeneca, sul quale l’Italia ha puntato gran parte delle sue carte per sconfiggere il Covid, è di nuovo nella tempesta. E il timore nel governo è che l’impatto dell’ennesima inversione di rotta si farà sentire, non solo e non tanto sulle somministrazioni, quanto per le conseguenze inevitabili sulla fiducia degli italiani. «Il piano non cambia e il farmaco resta sicuro, ma certo non ci voleva», ha ammesso la ministra Mariastella Gelmini durante l’incontro con le Regioni.

Il nuovo cambio di fascia anagrafica costringe il governo a rimodulare in corsa una macchina organizzativa non ancora perfettamente rodata. E spinge Palazzo Chigi ad accelerare il lancio della campagna di comunicazione pensata per riconciliare i cittadini con il farmaco anglo-svedese e scongiurare defezioni a valanga. Il messaggio da dare agli italiani è che AstraZeneca «è un buon vaccino» e contribuirà a mettere in sicurezza le persone più fragili. Raccontano che Mario Draghi non sia allarmato e che abbia tranquillizzato i ministri: «Questa cosa degli over 60 non ci danneggia, è in linea con la scelta di correre vaccinando le persone anziane».

Nel tardo pomeriggio, quando da Bruxelles è arrivata la notizia che l’Ema ha valutato come plausibile - in rarissimi casi - il nesso di causalità tra Astrazeneca e trombosi, il premier ha studiato le contromosse. Si è confrontato con la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen e, sul piano interno, ha tenuto i contatti con i ministri Speranza e Gelmini, con il commissario Figliuolo e il capo della Protezione civile Curcio, ai quali ha chiesto di incontrare i presidenti delle Regioni. Obiettivo, riorganizzare in volata una campagna vaccinale che a febbraio aveva puntato proprio su Astrazeneca per proteggere la fascia 18-55 anni, quella per cui il siero nella bufera è adesso meno raccomandato.

La seconda mossa di Palazzo Chigi è stata la conferenza stampa del ministro della Salute con i vertici del Cts, pensata per ribadire che «i vaccini ci sono» e assicurare che l’immunizzazione di massa andrà avanti spedita. Il traguardo delle 500 mila dosi al giorno è ancora lontano, ma il generale Figliuolo si mostra sicuro che «non ci sarà alcun impatto sul piano vaccinale». Se anche Speranza si dice «per nulla spiazzato» è perché la nuova indicazione è «perfettamente in linea con la nostra campagna di vaccinazione».

Eppure i dubbi sul cambio di passo che non arriva sono ormai di dominio pubblico e questo in parte spiega la forte irritazione di Speranza al vertice di ieri con i suoi omologhi europei, anche loro furiosi con i vertici di Ema. Il ministro italiano si è battuto per arrivare a una decisione unitaria, ma si è trovato davanti al muro di Finlandia, Danimarca e Svezia, orientati a stoppare il farmaco. E nonostante anche Francia, Germania e Olanda abbiano chiesto maggiore coordinamento, ognuno ha deciso per sé.

A sera sono stati i presidenti delle regioni italiane a chiedere al governo di trovare una soluzione unitaria al dilemma che rischia di inceppare la campagna vaccinale. «Vogliamo indicazioni chiare per non procedere in ordine sparso», si è fatto sentire Giovanni Toti. Luca Zaia ha dato voce agli interrogativi dei colleghi: «Quale medico si prenderà la responsabilità di inoculare AstraZeneca agli under 60? Avremo più vaccini, o no? E come ci regoliamo con insegnanti e categorie prioritarie under 60, diamo Pfizer?». Riunione accesa, anche perché molti presidenti diffidano delle raccomandazioni «da azzeccagarbugli» degli scienziati del Cts e temono che il governo finisca per gettare sulle loro spalle la responsabilità dello stallo.

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