di Mark Doyle

"Maradona è il Caravaggio del XX secolo. Non è una forzatura: i volti di Caravaggio sono i ragazzi di vita, delle strade, delle periferie dell'umanità. Con lui la vita diventa arte, proprio come con Maradona".

– Vittorio Sgarbi

Il noto complesso residenziale napoletano 'Le Vele di Scampia' consisteva in sette palazzoni. Oggi solo uno rimane completamente intatto ma continua a incombere minacciosamente su una delle zone più povere di tutta Italia; un monumento fatiscente alla disuguaglianza sociale e all'ingiustizia.

Anche in quest'area, tuttavia, si possono trovare reperti gloriosi della ricca storia di Napoli.

Sepolto nel seminterrato di un edificio fatiscente a Secondigliano, a soli 10 minuti di auto da "Le Vele" e che ha avuto un ruolo così importante nel libro, nel film e nelle serie TV di Roberto Saviano "Gomorra", c'è probabilmente il più grande museo al mondo dedicato a Diego Armando Maradona.

"Benvenuti nel mio santuario", dice Massimo Vignati mentre apre la grande porta metallica blu del seminterrato di un condominio in Via Lombardia.

Le pareti dello stretto corridoio all'interno sono fiancheggiate da fotografie e ritagli di giornali, mentre il tetto è coperto di gagliardetti.

Una porta sul lato destro conduce in una stanza traboccante di cimeli di Maradona. È un assalto ai sensi per ogni appassionato di calcio, quasi troppo.

Si possono vedere piccoli pezzi di storia ovunque: palloni da calcio dalle partite in cui Maradona ha giocato, un paio delle sue iconiche scarpette Puma King appese al muro, due delle sue maglie napoletane appese sopra una panchina che un tempo era un appuntamento fisso nello spogliatoio di San Paolo, una delle fasce da capitano avvolta intorno a una Moka per il caffè.

Esiste persino una fotocopia del contratto firmato da Maradona per passare da Barcellona a Napoli nel 1984. Vignati afferma che è l'unica copia al mondo e, mentre si siede per spiegare come è entrato in possesso di questo vero tesoro, sottolinea con orgoglio che anche il divano su cui riposa apparteneva a Maradona.

"Questi sono i bellissimi regali offerti personalmente a me e alla mia famiglia" afferma.

"Ho avuto la fortuna che mio padre fosse il custode del San Paolo per 40 anni e mia madre l'unica cuoca della casa di Maradona durante il suo soggiorno qui a Napoli".

"Abbiamo vissuto sette anni indimenticabili con il più grande calciatore di tutti i tempi, sette anni davvero belli in cui mi sentivo come se potessi toccare il cielo".

"Abbiamo conosciuto Maradona persona, non Maradona celebrità".

“Maradona è una persona di cuore, una persona che ci ama molto. Eravamo 11 fratelli e quando Diego ci vide gli ricordammo la sua famiglia argentina. In effetti, chiamò mia madre la sua "mamma Napoletana".

“Dato che andavamo a lavorare con mia madre per aiutarla e la chiamavamo sempre 'Mamma, mamma, mamma!', anche lui ha iniziato a chiamarla "Mamma". Ha anche pianto quando si sono rivisti 20 anni dopo la sua partenza.

Questo è forse il lato di Maradona che molte persone non hanno visto fuori da Napoli. È un uomo dal cuore grande: caloroso e gentile".

"Ha dato alla mia famiglia tutto ciò che vedi qui, cose che possiamo utilizzare per raccogliere fondi per la fondazione che abbiamo creato in onore di mio padre quando è morto.

"Ci sono molti bambini in difficoltà a Napoli, specialmente quelli che si trovano in ospedale con gravi malattie

"Grazie a Diego e mio padre, possiamo fare qualcosa per loro.

"Noi napoletani siamo i sudamericani d'Europa: poveri ma orgogliosi. Cerchiamo di prenderci cura gli uni degli altri.

"Ecco perché Diego si è sentito a casa qui. Era uno di noi e lo è ancora, anche se è diventato un dio a Napoli".

Non è un'esagerazione.

In una città profondamente religiosa, è probabile che un turista incontri un'immagine di Maradona come potrebbe incontrare una della Madonna. Molti trattano San Diego con la stessa riverenza con cui trattano San Gennaro.

Centinaia di pellegrini accorrono ogni giorno nella Cattedrale di Santa Maria Assunta, dove è custodita un'ampolla contenente quello che, presumibilmente, è il sangue del santo patrono di Napoli.

Tuttavia, il personale del Bar Nilo afferma che almeno lo stesso numero di turisti accorre per vedere il santuario creato in onore di Maradona.

Troppi, forse. Una volta, addirittura, i clienti faticavano a raggiungere il bancone a causa di tutti i turisti intenti a fotografare.

Quindi, al giorno d'oggi, i visitatori devono almeno comprare un caffè prima di mettersi a fare foto.

Non c'è solo un caffè eccellente (dopotutto siamo a Napoli); il santuario è qualcosa da vedere.

Sopra l'altare c'è una lacrima che rappresenta tutte le lacrime versate dai napoletani da quando Maradona se n'è andato, nel 1991.

Sotto c'è una foto di "San Diego", posizionata a quanto pare proprio sopra una figurina del Papa.

Una foto di Maradona con la maglia del Napoli troneggia al centro del santuario.

"I capelli miracolosi di Diego Armando Maradona" sono racchiusi in una teca di vetro alla base di questo tempio in miniatura.

Bruno Alcidi, il proprietario del Bar Nilo, dice di aver conosciuto il campione dopo essersi ritrovato sullo stesso volo del Napoli dopo una partita giocata a Milano l'11 febbraio 1990.

Dice di aver trovato alcuni capelli di Maradona sul sedile lasciato libero al momento di atterrare, e di averli infilati nella sua scatola vuota di sigarette Marlboro per tenerli al sicuro finché non fosse riuscito a trovare un luogo più adatto.

I capelli esposti nel Bar Nilo sono autentici? Secondo un membro del personale che vuole rimanere anonimo, è semplicemente una replica - i capelli "reali" si troverebbero nella casa di famiglia di Alcidi - ma, in verità, non importa. Ciò che conta è ciò che rappresentano; ciò che Maradona rappresenta, sia dal punto di vista sportivo che culturale.

In campo, faceva cose che nessun altro riusciva a fare. Vederlo giocare era come assistere alle gesta di un genio.

Perfino i suoi più grandi avversari sono stati spazzati via dal suo genio.

Gary Lineker ha confessato di aver voluto applaudire Maradona dopo il goal più bello di tutti i tempi, segnato all'Inghilterra ai Mondiali del 1986.

Arrigo Sacchi ha detto che "giocare contro Maradona era giocare contro il tempo stesso: prima o poi, un goal lo segnerà".

Zibì Boniek ha rivelato che, una volta, i giocatori della Juventus si erano detti prima di una partita contro il Napoli che avrebbero potuto fermare Maradona soltanto facendogli male: "Ma dopo dieci minuti ci siamo guardati l'un l'altro e ci siamo detti: "No, è troppo bello guardarlo giocare'".

Per i napoletani, averlo fu una gioia indescrivibile. Ne parlano ancora oggi.

Il periodo tra il 1984 e il 1991 non è paragonabile a nessun altro nella storia del Napoli. Il giocatore più costoso del mondo è andato a giocare in una delle città più povere del mondo. .

"E' stato come un bellissimo sogno", afferma Angela Loffredo, che gestisce un negozio in Via Gregorio Armeno, celebre per le sue statue da presepe.

"Non proveremo più un'emozione del genere.

(Gonzalo) Higuain sarebbe potuto diventare qualcosa di simile, sebbene non a quei livelli, ma non aveva il carattere giusto".

Nel sottolineare il suo concetto indica la bancarella a destra, dove l'ex attaccante del Napoli è stato etichettato 'Higuain: il traditore' dopo il suo trasferimento agli odiati rivali della Juventus nel 2016.

La statua di Maradona è invece ben distante dal collega argentino, apparentemente incapace di guardarlo.

'San Diego' è circondato da statue di celebrità e santi, chiamati per l'occasione 'nipoti' di Maradona.

Il messaggio è chiaro:

"Per noi, Diego è tutto", ricorda felice Giovanni Russo, tassista e grande tifoso del Napoli da una vita intera. "Anche solo parlare del 're' è una grande gioia per i napoletani.

"Ma vederlo giocare era decisamente un'altra cosa. Andavamo allo stadio solo per lui, faceva ciò che voleva con la palla".

"Era unico. Oggi c'è Messi ed è incredibile, ma lo vedo come il figlio di Dio".

"Non ci sarebbe Messi senza Maradona. Come si suol dire, 'Dio ha creato il calcio ma lo ha dato a Maradona e gli ha detto di insegnarlo".

Messi ha calcato il terreno di gioco del San Paolo per la prima volta quando il Napoli ha affrontato il Barcellona nell'ultima edizione della Champions League.

Lo stadio era pieno, nonostante molti tifosi del Napoli, compreso Russo, abbiano manifestato il loro malumore nei confronti dei prezzi dei biglietti in costante aumento.

"Perchè dovrei pagare 70 euro per un biglietto in curva per vedere Messi", si chiede Russo, "quando ho già visto Maradona?".

Ma anche chi non ha mai visto giocare Maradona tende a venerarlo. Perchè, in un certo senso, non è così rilevante. Per i napoletani Maradona va oltre il calcio.

Anche Pino Daniele compare nel 'santuario' del Bar Nilo, la sua statuetta è affiancata da quella di Maradona. E fu proprio il famoso cantante napoletano a dirlo una volta: "Maradona rappresentava qualcosa di molto importante per Napoli: era l'orgoglio della città".

Quella stessa citazione può essere trovata per intero in uno striscione appeso sopra una panchina del parco in una stradina appena fuori via Emanuele de Deo, che ospita un murales di Maradona di grandi dimensioni al lato di un condominio.

Da un certo punto di vista, sembra addirittura che la statua adiacente di Padre Pio renda omaggio a un uomo che Vignati afferma essere 'un eroe non solo per i napoletani ma per tutti i poveri del mondo'.

E' proprio questo legame con i poveri e gli oppressi che ha spinto l'artista di strada Jorit a dipingere il murales di Maradona sulla strada comunale Taverna del Ferro, nella periferia di Napoli.

Questa non è una reale immagine del 'Pibe de Oro' in tutto il suo sfarzo, ma un Maradona moderno in stile Caravaggio, accompagnato dalle parole 'Dio umano'.

"La relazione di Diego con Napoli va oltre il calcio, ben oltre il calcio", spiega Jorit. "E' per questo che l'ho non l'ho raffigurato come calciatore ma come un uomo.

"Questo è l'aspetto più interessante di Maradona per quanto mi riguarda, come ha portato avanti le sue lotte in Argentina, in Italia e in tutto il mondo, sia dentro che fuori dal campo.

Dal punto di vista sportivo ha affrontato molte battaglie importanti, ma ha anche sfidato le autorità, in favore dei diritti umani, ha difeso i poveri.

Quando è arrivato a Napoli ha detto alla gente qui  'Mi sento un ragazzo napoletano perchè sono nato anche io in una zona molto povera a Buenos Aires'.

"Ha fatto molti parallelismi tra Napoli e Buenos Aires e ha preso parte molto volentieri a questa battaglia tra i meridionali del mondo, per la gente povera, emarginata.

Tutti conoscono la rivalità tra il Napoli e la Juventus, ma non è solo una rivalità tra due squadre di calcio, è anche una rivalità tra la parte più ricca e la parte del sud, da sempre fatta di migranti o immigrati.

Dovevamo andare al nord per lavorare ed eravamo sempre le persone oppresse in Italia".

Per questo mentre Maradona regalava due scudetti al Napoli, in realtà fece anche qualcosa di molto più importante: ristabilì un elemento di orgoglio in città.

Di conseguenza ho voluto celebrare Maradona come uomo piuttosto che come calciatore.

I napoletani ovviamente amano entrambe le versioni. Lo trattavano come un Dio perchè era così umano, imperfetto come persona e pieno di talento come calciatore. Nonostante i suoi peccati è ancora un santo ai loro occhi".

"Lascerò agli esperti decidere se Messi è un giocatore migliore di Maradona" aggiunge Jorit. "Ma quello che posso dire è che, come icona culturale, non ha raggiunto il livello di Maradona.

"Questo non è per criticare Messi. È un grande giocatore e un professionista meraviglioso, un vero modello da seguire".

"Maradona è molto diverso, ma rappresenta molto di più per le persone a causa del fatto che aveva uno stile di vita molto selvaggio, irregolare e un carattere autodistruttivo".

"Stiamo parlando di due dei, ma la storia umana di Diego è molto più intensa e molto più importante rispetto a quella di Messi".

"Mi sembra che Messi rappresenti il Barcellona, ma Maradona rappresenta il Napoli, la sua città e la sua gente".

Napoli è ancora alle prese con la disuguaglianza, la violenza e la corruzione. Ciò che resta di Le Vele verrà presto demolito, ma i problemi della città non scompariranno all'improvviso. E nemmeno l'amore o i ricordi di Maradona.

Potrebbe essersene andato 29 anni fa ma, in realtà, non ha mai lasciato Napoli davvero.

La sua presenza può essere vista ovunque: ancora più importante, può essere sentita ovunque. L'uomo e la città sono due entità separate eppure assolutamente indivisibili, fatte l'una per l'altra, legate insieme per l'eternità da un comune senso di sofferenza e ingiustizia.

Entrambi lasciarono un segno indelebile l'uno sull'altro: nessuno mostra alcun segno di sbiadimento.

Resta il figlio adottivo di Napoli, il loro campione senza pari, il loro santo patrono, il loro re indiscusso, il loro dio umano.

La sua vita è diventata arte e, grazie alla meravigliosa opera di Jorit, Vignati e di innumerevoli altri, Maradona continua a guardare la città e la sua gente. La sua città. E la sua gente.