La società della sorveglianza è ora realtà con i 60mila assistenti civici

Non saranno pagati e il bando si rivolgerà ai soggetti inoccupati, formati dai comuni. Non potranno dare multe ma è proprio il grigiore attorno al loro esercizio che preoccupa

In principio erano i runner. Poi chi prendeva il sole in spiaggia. Infine, la movida. È andato così il percorso di colpevolizzazione degli italiani in questi primi tre mesi di emergenza Covid-19, con capri espiatori che cambiavano a seconda del contesto e delle nuove normative. A ogni decreto è stata individuata una categoria cui dare la caccia ed è così che il paese è diventato il palcoscenico per un grande gioco collettivo poliziesco. Ad alimentarlo sono stati governatori con il lanciafiamme, presentatrici televisive con inviati sugli elicotteri e giornali con le dirette dai luoghi più caldi dalle città italiane. E gli italiani annoiati sui loro balconi si sono sentiti in diritto, o forse in dovere, di affiancarsi o addirittura sovrapporsi alla forze dell’ordine per individuare quei trasgressori narrati nel dibattito nazionale come la vera causa per cui dalla pandemia ancora non si è usciti, ma rivelatisi in realtà uno zero virgola per cento del problema.

Nelle ultime ore, il governo ha deciso di istituzionalizzare tutto questo. Quello dello sceriffo di quartiere smette di essere un hobby con cui occupare i lunghi pomeriggi primaverili, ma diventa un vero e proprio lavoro. Come ha sottolineato il ministro Francesco Boccia, in settimana verrà lanciato un bando per reclutare 60mila assistenti civici che avranno il compito di girare il territorio italiano per garantire il rispetto della fase 2. Non serviranno più elicotteri o telecamere per trovare il senza mascherina di turno o per disperdere i gruppetti assembrati, un piccolo esercito di guardiani da balcone verrà ora sguinzagliato nelle città, sotto il coordinamento delle protezione civile. Per quanto sia innegabile che le immagini del weekend appena trascorso abbiano lasciato l’amaro in bocca, tra spiagge affollate, fiumi umani nelle principali arterie urbane e vita notturna in certi casi esagerata, l’iniziativa degli assistenti civici fa acqua da tutte le parti.

Innanzitutto, lo fa dal punto di vista contrattuale. Come hanno sottolineato da Roma, il bando si rivolge a inoccupati, a chi non ha vincoli lavorativi, anche percettori di reddito di cittadinanza o chi usufruisce di ammortizzatori sociali, che saranno individuati su base volontaria. Ancora una volta, passa il messaggio del lavoro non retribuito come alternativa alla disoccupazione, con l’impiego che passa da mezzo di sostentamento a modo per occupare la giornata, il tutto per celare una nuova ennesima forma di sfruttamento. Ma soprattutto, l’idea di creare un esercito di decine di migliaia di sceriffi civici è un problema da un punto di vista sociale.

In Italia va diffondendosi già da tempo l’idea che la giustizia debba essere una questione privata, oltre che pubblica. Il grande dibattito populista sulla legittima difesa riguardava questo, il fatto che lì dove non arriva lo stato debba essere il cittadino a fare da sé, con tanto di arma da fuoco. Uno spirito che abbiamo ritrovato in alcuni centri urbani, dove l’estrema destra di Casapound e Forza Nuova batte le strade a caccia di degrado sostituendosi di fatto agli organi di polizia. E le nuove figure pensate dal governo ricordano proprio questo. Normali cittadini, privi di alcuna esperienza, a cui viene di fatto dato un potere coercitivo (non potranno fare multe, ma poco importa) attraverso delle ronde che riportano alla memoria vecchie e dolorose esperienze del passato, dalle milizie fasciste alle guardie padane di Umberto Bossi.

Si diffonde un’idea del controllo sociale, dove lo spazio per le libertà viene sempre più rosicchiato e dove non sai mai come può andare a finire perchè, appunto, davanti non hai una persona esperta nel suo ruolo, ma un cittadino come te. In un paese che, per ovvi motivi, ha dovuto sospendere un grande pacchetto di libertà negli ultimi mesi, l’ultima cosa di cui c’era bisogno nella fase di riapertura era dare questa autorità a migliaia di persone allo sbaraglio. L’Italia è già tra i paesi più militarizzati al mondo, con 467 poliziotti ogni diecimila abitanti e quattro diversi corpi di polizia. Crearne un ennesimo, dotato di una sorta di potere grigio e gonfiato di personale non retribuito e inesperto, non può fare altro che danni.

La ricetta per far sì che si esca dall’emergenza non è creare una società della sorveglianza, dove forze dell’ordine e cittadini vanno a braccetto per punire chi, seppur sbagliando, sta esercitando quelle che fino a tre mesi fa erano libertà fondamentali. Ci sono cose che vengono prima, misure realmente efficaci nella lotta al virus, su cui si dovrebbero concentrare gli sforzi istituzionali: tamponi a tappeto, test sierologici, tracciamento e via dicendo. Quella degli assistenti civici sembra più che altro una toppa pericolosa alla malagestione della riapertura.