3 aprile 2021 - 07:37

Vaccini anti-Covid ai bambini: ecco come si sperimentano e perché funzionano

Il pediatra Paolo Rossi: «Gli studi con placebo meno graditi dai genitori. Fare in fretta per partire con la campagna sui giovani e arrivare all’immunità di gregge»

di Margherita De Bac

Vaccini anti-Covid ai bambini: ecco come si sperimentano e perché funzionano
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1 - La sperimentazione dei nuovi vaccini anti Covid sui bambini segue gli stessi protocolli degli adulti?
Risponde alle domande Paolo Rossi, infettivologo e pediatra del Bambino Gesù: «Sì, in base al regolamento pediatrico europeo e americano, tutti i vaccini in sviluppo devono essere testati nella fascia pediatrica, di solito divisa in due: adolescenti 12-17 e 0-11 anni compiuti».

2 - Adulti e bambini sono uguali in una sperimentazione?
Negli adulti la sperimentazione si svolge in doppio cieco: metà dei volontari ricevono il vaccino, l’altra metà un placebo e alla fine si vede in quale dei due gruppi si è avuta una positività minore. Gli studi pediatrici sono stati concepiti nello stesso modo con l’unica differenza che nei piccoli c’è una fase iniziale dove si provano più dosi per trovare quella ideale. Tutti i vaccini attualmente in uso sono in studio negli adolescenti. Moderna e Pfizer sono più avanti.

3 - Quali attese?
I più giovani rispondono molto bene ai vaccini per la produzione sia di anticorpi neutralizzanti, sia di linfociti T specifici contro il Sars-CoV-2. Questi ultimi sembrano giocare un ruolo ancor più importante nel contenimento della malattia. Gli anticorpi probabilmente giocano un ruolo nelle fasi iniziali di diffusione dell’infezione nei tessuti

4 - I genitori non potrebbero essere restii a firmare il consenso informato se il figlio rischia di prendere il placebo?
È un problema che la stessa agenzia Ema si è posta consigliando di sostituire il placebo con un vaccino utile nella fascia di età coinvolta, per esempio l’anti HPV (papillomavirus, il virus causa di cancro all’utero) negli adolescenti o quello anti meningococco (meningite) nei più piccoli. Questa seconda opzione che renderebbe lo studio più accettabile.

5 - Ci sono alternative?
È il meccanismo del cross over. Ecco come funziona : lo studio parte col sistema del doppio cieco, dopo sei mesi il gruppo che nella prima fase ha ricevuto il vaccino viene trattato col placebo e viceversa. In questo modo si è sicuri di non lasciare i ragazzi senza protezione a lungo. Il rischio che si ha usando il placebo, in particolare con gli adolescenti è che, credendosi vaccinati, tendano ad avere comportamenti meno attenti. Tuttavia L’agenzia americana FDA ha approvato gli studi pediatrici in doppio cieco.

6 - Quali sono le aziende farmaceutiche che hanno già avviato studi su bambini e adolescenti?
Pfizer-Biontech coinvolgerà circa 6 mila ragazzi, anche europei. Moderna ha già completato lo studio sugli adolescenti e si appresta a cominciare con i più piccoli da 0 a 12 anni. Per il momento non c’è notizia che la sperimentazione possa includere gli europei come invece farà AstraZeneca su 12-17enni e da 0 a 11 anni. Il preparato di Janssen (Johnson & Johnson) verrà testato su 3.500 soggetti pediatrici. Sarebbe ideale per la popolazione giovanile perché richiede un’unica dose e potrebbe essere somministrato a scuola e in farmacia. Non c’è alcuna ragione biologica/immunologica per pensare che questi vaccini non sia altrettanto efficaci nei bambini/ragazzi. Anzi saranno sicuramente più protettivi rispetto a quanto lo sono negli adulti e avranno un’efficacia più duratura perché con l’avanzare dell’età il sistema immunitario tende a “dimenticare” più in fretta.

7 - Verranno coinvolti centri italiani?
Ad esclusione di Moderna, Pfizer, Astra Zeneca e forse J&J stanno gia reclutando in Europa o lo stanno proponendo. Il Bambino Gesù ha aderito al trial AstraZeneca che prevede almeno 660 adolescenti tra i 12 e i 18 anni.

8 - A chi dare la precedenza fra i giovanissimi?
Completare la sperimentazione nella popolazione pediatrica è di vitale importanza per raggiungere l’immunità di massa. Bambini e adolescenti, sebbene gravati da sintomi molto minori, si infettano e sono un serbatoio di circolazione virale che favorisce la formazione di varianti virali. Bisogna fare in fretta per immunizzarli. Dovendo fare una scelta, meglio cominciare dagli adolescenti perché si muovono di più, sono meno controllabili ed è difficile tenerli a casa ancora a lungo. I bambini però sono quelli socialmente più attivi nel senso che baciano e abbracciano molto e sono baciati e abbracciati molto.

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