Grazie ha lui lo snowboard è diventato una disciplina olimpica. Lo stesso Shaun White, il Messi della specialità, lo ha definito «il padre di questo sport». La scorsa notte Jake Burton Carpenter è morto a 65 anni a seguito di una recidiva del cancro contro cui combatteva da tempo. Lo ha annunciato l’azienda da lui fondata, la Burton Snowboards, con una email ai dipendenti e attraverso i suoi canali social: «E’ stato l’anima dello snowboard, colui che ci ha regalato lo sport che amiamo. #RideonJake».

Burton fondò quella che sarebbe diventata la più grande casa produttrice di tavole al mondo in un capannone del Vermont nel 1977, a soli 23 anni. Da adolescente era un grande appassionato di sci ma dovette rinunciare a questo sport a seguito di un incidente d’auto. Da lì, anni dopo, l’idea di trasformare la passione in un mestiere perfezionando i primi modelli di tavola “snurfer” inventati da Sherman Poppen nel 1965 per garantire maggior stabilità sulla neve e dunque un potenziale utilizzo di massa.

L’intuizione fu quella giusta. Dopo la separazione dai soci in affari, condusse da solo la Burton Snowboards spingendo lo sport della tavola ai massimi livelli. Fino al boom planetario degli anni Novanta con il debutto della specialità ai Giochi invernali di Nagano ’98.