Il presidente argentino, Alberto Fernández, sarà a Roma per partecipare al vertice del G20 dei capi di Stato e di governo del 30 e 31 ottobre. Obiettivo politico è quello di cercare il necessario consenso nei negoziati che l’Argentina sta portando avanti con il Fmi per la ristrutturazione del pesante debito di oltre 44 miliardi di dollari contratto nel 2018 dall’allora esecutivo di Mauricio Macri.

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Alberto Fernández e Mario Draghi a Palazzo Chigi, maggio 2021 (Foto: governo.it)

Nonostante l’ottimismo manifestato in più occasioni sia dalla numero uno del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, che dal ministro dell’Economia argentino, Martín Guzmán, il dialogo tra le due parti è alle prese con non minori difficoltà rappresentante dalle sovrattasse sul debito. È un punto fondamentale per il governo argentino che ne chiede la riduzione, ma che il Fondo ha già dichiarato di non poter discutere giacché “metterebbero a rischio la tenuta dei conti dell’istituto”.

Al Vertice del G20 di Roma l’Argentina cerca una soluzione politica. Ha dal principio il sostegno di Georgieva ma quest’ultima, nonostante abbia visto confermato il suo ruolo dopo essere stata accusata di aver esercitato pressioni sullo staff della Banca mondiale perché modificasse i business ranking dell’istituto in favore della Cina, è evidentemente più debole. I problemi per Buenos Aires risiedono nel board del Fmi, l’organo che ha l’ultima parola sul fascicolo.


Nei mesi scorsi, Alberto Fernández ha raccolto l’appoggio di Italia, Francia, Spagna, Cina, Russia e Messico, ma non è sufficiente. Nel direttivo contano le quote e l’Argentina non ha ancora il sostegno degli Stati Uniti, oltre che di Giappone e Germania. Paesi che, in sostanza, non hanno chiare le politiche future del paese e insieme detengono il 29,91 per cento delle partecipazioni.

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Kristalina Georgieva e Martín Guzmán

I dubbi di questi si manifestano sulla sostenibilità delle politiche che il governo di Alberto Fernández intende portare avanti per dare certezze di stabilità allo stesso Fmi, ai partner internazionali e ai mercati. E derivano dall’attuale confronto tra i settori della maggioranza più vicini al presidente e quelli più intransigenti che si rifanno alla sua vice, Cristina Fernández.

Questi, in sostanza, sono poco propensi a ‘concessioni’ al Fondo interpretando un sovranismo latinoamericano di sinistra che ha caratterizzato il kirchnerismo negli ultimi anni. Inoltre, incombono le elezioni politiche di medio termine, domenica 14 novembre, il cui esito è del tutto incerto considerando che dalle primarie di settembre è venuto fuori un chiaro vantaggio dell’opposizione di centrodestra.

Non è ancora definitiva l’agenda di bilaterali che Alberto Fernández e Martín Guzmán terranno a Roma. Si parla di incontri con i vertici di Spagna e Unione europea. I presidenti di Cina e Russia non saranno a Roma ma la partita più grossa continua a essere quella con Washington. Lì, ultimamente, sono frequenti i viaggi di emissari albicelesti, incontri nei quali viene spiegata la strategia per il raggiungimento della stabilità del cammino economico-finanziario del paese.

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