Adrien Rabiot Milan Juventus Serie AGetty

Rabiot e il primo lampo con la Juventus: magia a San Siro

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Cinque minuti di follia. Cinque minuti di blackout. La Juventus è rientrata da Milano con un'opportunità mancata. Un allungo, non avvenuto, che avrebbe messo definitivamente la parola fine sulle speranze di Scudetto altrui. E, invece, alla Signora piace complicarsi la vita.

Tuttavia, ragionando nel breve e lungo termine, Maurizio Sarri può iniziare a sorridere pensando ad Adrien Rabiot. Autore di un'autentica prodezza a San Siro, la prima in bianconero, l'ex PSG appare in netta crescita: fisica, mentale e tattica.

Prima dell'attuale 25 zebrato, l'ultimo francese a segnare con un tiro da fuori area in Serie A con la Juventus è stato Pogba, nel marzo 2016 contro il Torino. Un modello di riferimento probabilmente inarrivabile, tra nostalgia e sogni proibiti legati al mercato.

UBI Rabiot Milan-JuveGoal

I mesi passano e, sebbene le difficoltà non siano mancate, Rabiot inizia a sentirsi parte integrante del progetto. Vuoi perché nelle ultime uscite è stato preferito al connazionale Matuidi, vuoi perché - a suon di fatti e scelte - Sarri ha dimostrato di credere nelle potenzialità del 25enne di Saint-Maurice.

"Adrien è un ragazzo che si sta integrando nel gruppo e nel calcio italiano. Ha fatto un po’ di fatica, gli infortuni l’hanno rallentato, adesso sta venendo fuori".

Contrasto vinto su Kessié, tunnel a Theo Hernandez, progressione e mancino imparabile. Una giocata da interprete sopraffino, una giocata da 7 milioni netti a stagione. Già, perché lo stipendio pesa enormemente tanto nel monte ingaggi quanto nei giudizi. 

Alla Continassa, per il momento, si viaggia all'insegna della continuità. In quanto offerte per Rabiot non ne sono arrivate, sebbene la Premier League in tal senso resti un campionato decisamente sul pezzo. Difficile, allo stato attuale delle cose, pensare a una permanenza scontata in vista della prossima stagione, dal momento che - come sempre - la differenza verrà fatta da eventuali proposte.

Dal canto suo, senza pensare alle mosse del domani, Rabiot lavora per chiudere nel migliori dei modi l'annata in corso. E, giustappunto, tutti gli indizi portano a un ruolo sempre centrale nelle gerarchie sarriane.

Il tutto, cercando la massima espressione collettiva. Perché, come accaduto contro il Milan, la Juve ha messo in mostre le sue fragilità. Dallo 0-2 al 3-2 in un battito di ciglia, imperdonabile per una squadra chiamata a fare la voce grossa in tutte le competizioni.

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Insomma, del blitz all'ombra del Duomo si salvano 60' di gioco, ritenuti da Sarri di livello mondiale, e la prodezza di Rabiot. Un lampo per alimentare un'evoluzione oggettiva. Un lampo per sentirsi parte integrante di un progetto tattico. Allontanando, magari, dubbi e chiacchiericci.

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