16 gennaio 2019 - 23:00

Anche la McLaren lavora per Nibali e l'accoppiata Giro -Tour

I ricercatori della casa automobilistica britannica hanno aiutato Froome e Thomas a vincere sei Tour in nove anni. Ma le risorse economiche sono minori rispetto alla F1

di Marco Bonarrigo

Vincenzo Nibali, 34 anni (Bettini)
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Per sfidare la corazzata Sky a Giro e Tour, la Bahrain-Merida di Vincenzo Nibali è sconfinata in Gran Bretagna e in campo motoristico, vendendo il 50% della quota societaria alla McLaren e sviluppando un accordo con McLaren Applied Technologies, polo di ricerca del colosso della F1.

Il tramite con l’azienda, il capo dell+a performance meccanica Filip Tisma, viene da nove anni con Froome e Thomas e sei Tour vinti. «Per molti l’aerodinamica – spiega Tisma – è la chiave di miglioramento nel ciclismo. Nibali è già stato nella galleria del vento di Woking, nel Surrey, ma in questo campo gli studi sono così avanzati che piccoli progressi costano enormi quantità di denaro». E quindi? «E quindi – continua Tisma – bisogna lavorare su altri fronti, ricordando le regole rigide del professionismo: ogni soluzione tecnica deve essere proposta anche nei negozi, pesi e misure sono fissati al millimetro e grammo. Una bici, ad esempio, non può scendere sotto i 6.100 grammi».

In F1 la monoposto viene sviluppata e assemblata quasi interamente dal costruttore. «Qui – spiega Tisma – la catena dei fornitori è ampia. Più la riduci e più sviluppi il dialogo tecnico con i partner, migliore è il risultato finale». Le 27 parti che compongono le bici con cui Nibali gareggia su strada («Scultura» e «Reacto», costano 10 mila euro ciascuna) vengono da soli cinque fornitori. «Questo significa – spiega Tisma – contare su cinque sviluppatori ad hoc che lavorano col team a tempo pieno».

I big di Sky (Froome su tutti) sono i soli a utilizzare soluzioni tecnologiche che qualcuno considera rivoluzionarie (ma qualcuno no) come la corona della catena ovale che eliminerebbe il «tempo morto» di pedalata. «Froome si fa forza di vecchi contratti – conclude Tisma – oggi non più replicabili: le multinazionali del ciclismo, quelle che finanziano il nostro sport, ora non permetterebbero l’uso di prodotti di nicchia che mettano in ombra i loro. In F1 il problema viene bypassato grazie a risorse economiche enormi, qui no».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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