Tpl, poche risorse per extraurbani. E i Comuni?

Sul 2020 servono 2,5 milioni di euro che al momento non si trovano. E il rischio è la riduzione di altre corse.

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(red.) Nel panorama a livello politico e amministrativo si chiede sempre più agli utenti di muoversi con i mezzi pubblici piuttosto che quelli privati. Ma questa tendenza che sta avanzando si scontra con le risorse disponibili. Ne sanno qualcosa da tempo a Brescia dove bisogna sempre confrontarsi con la carenza di denaro e finanziamenti. Per esempio, nel 2020 serviranno 2,5 milioni di euro per mantenere il servizio attuale, ma di questi non c’è notizia. E’ quanto emerso ieri, giovedì 5 dicembre, da una riunione dell’agenzia del trasporto pubblico locale e che, per far fronte alla mancanza di risorse, potrebbe chiedere ai Comuni di partecipare ai costi.

E su questo fronte si è attivato anche il prefetto Attilio Visconti. Il problema, come detto, restano i finanziamenti anche dopo che la Provincia, titolare del servizio di trasporto extraurbano, non ha confermato i 2,5 milioni di euro sul 2020 e rispetto al 2014 quando stanziava oltre 7 milioni. Tuttavia, dall’agenzia Tpl criticano il Broletto perché le multe sono rimaste fisse a 42 milioni e avrebbe potuto usare una parte di quelle somme come contributo. L’anno prossimo, il 2020, potrebbe essere ancora più negativo vista la nuova formulazione dei contributi a livello regionale sulla metropolitana di Brescia e d’altro canto aumenta la richiesta di servizi, in primis dagli studenti.

Per il momento a compartecipare ai costi sono Desenzano, Montisola, Gardone Valtrompia e Toscolano che ricevono contributi regionali e possono aiutare fino a quasi 600 mila euro all’anno. Poi c’è spazio anche per Concesio, Gussago, Rovato, Bedizzole, il comprensorio Berzo-Bienno-Esine, la Comunità montana di Collio e Sirmione. E secondo uno studio, se altri Comuni di un certo peso dovessero contribuire si potrebbe arrivare a 2 milioni di euro all’anno a favore del trasporto. Il bacino di utenza maggiore per i mezzi extraurbani è rappresentato dagli studenti che chiedono sempre più servizi per non dover essere stipati sui pullman. E nel frattempo aumenta anche l’offerta formativa. Ma non gli aiuti a favore del trasporto pubblico.

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