È stata lei a insegnare a tutte quante a essere quello che sono state, che sono e che ancora saranno: un coro; anzi, il Coro delle mondine di Novi. Se n’è andata la grande maestra, colei che dal 2000 a oggi ha saputo tenere unite tante voci, diverse e personalissime, in un’unica identità musicale. La direttrice Maria Giulia Contri si è spenta all’età di 65 anni dopo una lunga malattia, lasciando però nel ricordo di tutti la sua energia travolgente, la sua forza e il suo coraggio di essere donna. Attraverso la sua arte e quella delle sue compagne, ha sempre provato a correggere le storture del mondo, provando a valorizzare il coraggio delle donne in un mondo ingiusto. «Sebbene siam donne, paura non abbiam», ha scritto più volte, felice di essere arrivata, con le persone a lei più care, a essere ciò che è stata: una persona capace di gettare ponti anziché costruire muri, o al massimo di sfondarli, una direttrice capace di tenere insieme le peculiarità con grinta e con un forte senso di sfida per il bene di quel folklore che è «filo che lega le persone di un territorio».
Con la sua forza d’animo, del resto, con la sua tecnica musicale e la sua mai sazia voglia di conoscere sempre più la sua stessa musica folk, è riuscita a portare in giro per il mondo il suo coro, dalla piccola cittadina di Novi di Modena un po’ in tutti i continenti. In tante parti del mondo, tutte insieme, hanno portato i valori condivisi della lotta per i diritti umani, per l’uguaglianza, per un senso di comunità profondo e di femminismo. La lotta è stata anche personale fino agli ultimi giorni, perché il concerto di «commiato» è stato appena lo scorso 24 settembre all’Aia Folk Festival, quando è stato presentato l’ultimo Cd del coro, con la collaborazione di artisti del calibro di Paolo Fresu, Violenti Piovaschi, Flexus, Cisco e tanti altri.
Anche la musicista e compositrice Meike Clarelli ha voluto ricordare il loro primo incontro, un 25 aprile caldo come fosse estate: «Guardare il coro delle mondine guidato da quella donna, che contemporaneamente cantava con una tale intensità espressiva, è stata una piccola epifania. Il cuore si è fermato per un attimo», ha ricordato Clarelli. A lei deve tantissimo, come del resto le mondine che, nel dolore, hanno comunque voluto omaggiarla con un messaggio quasi straziante: «Sei stata la nostra maestra, anzi la «mistra» che ci ha sempre ricordato da dove venivamo e da cosa nasceva il nostro cantare. Di madre in figlia con i piedi nell’acqua, per cantare contro le ingiustizie vecchie e nuove. Andremo avanti, insieme, come hai sempre voluto. E tu ovunque sia, insieme alle altre, seguici sempre. Ciao Bella, Ciao». Bella Ciao, la sua canzone.
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