Martedì 16 Aprile 2024

Biden sfida i vescovi e va a messa Aborto, Chiesa Usa distante dal Papa

L’episcopato americano vuole negare la Comunione al presidente ma lui e la moglie Jill non ci stanno

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di Giovanni Panettiere

I vescovi statunitensi sfidano Joe Biden e lui, il presidente a stelle e strisce, tira dritto... In chiesa, dove la larga maggioranza dell’episcopato vorrebbe vietargli di ricevere la Comunione in quanto politico pro choice (sostenitore dell’aborto legale). L’inquilino della Casa Bianca, secondo cattolico nella storia degli Stati Uniti dopo John Fitzgerald Kennedy, ieri ha partecipato regolarmente alla messa domenicale nella sua città di Wilmington, in Delaware. Il presidente e la first lady Jill hanno partecipato alla funzione religiosa nella consueta chiesa di St. Joseph on the Brandywine per poi rendere omaggio alle tombe della prima moglie di Biden e di due suoi figli.

Non è dato sapere se il politico dem si sia accostato all’altare per ricevere la Comunione come fa abitualmente senza problemi almeno nella sua diocesi.

Resta il fatto che per lui quella di ieri non era e non poteva essere una celebrazione qualsiasi. Solo settantadue ore prima l’episcopato americano, riunito in assemblea generale online, aveva votato a netta maggioranza (168 sì e 55 no) una clamorosa risoluzione per mettere a punto un documento stringente su chi sia legittimato a ricevere il sacramento fonte e culmine della vita della Chiesa. Anche se il testo dovrà essere approvato dai vescovi nella plenaria di novembre – col placet di due terzi – l’esito della votazione di giovedì lascia poco spazio ai colpi di scena. A Biden, così come agli altri politici cattolici progressisti – tipo la speaker della Camera, Nancy Pelosi–, l’Eucarestia sarebbe così preclusa. Non una scomunica, ma quasi.

Neanche il Papa sembra riuscire a stemperare lo scontro fronta tra l’episcopato e la nuova amministrazione democratica. Il clima è teso sin dall’inizio della presidenza dem, se è vero che il leader dei vescovi, il conservatore ’creativo’ José Gomez, salutò il cambio della guardia alla Casa Bianca rimarcando le distanze tra Biden e la Chiesa sui temi etici e civili piuttosto che i punti di contatto con la dottrina sociale. A inizio maggio Bergoglio aveva dato mandato all’Ex Sant’Uffizio di scrivere una lettera alla Conferenza episcopale statunitense per invitare i presuli a non dividersi su un tema delicato come l’ammissione alla Comunione. Risultato, non ha strappato altro se non la promessa che il documento finale non citerà esplicitamente i politici pro choice.

Chi conosce il magistero di Bergoglio sa della sua allergia alla politicizzazione dei sacramenti, di come consideri l’Eucarestia medicina per i deboli e non premio per i santi (vedesi l’apertura calibrata ai divorziati risposati). Ed è nota anche la sua esegesi del diritto canonico all’insegna della misericordia. Questo, al canone 915 del Codex iuris canonici, nega l’ostia agli scomunicati, agli interdetti dopo una pena e a coloro che "ostinatamente perseverano in un peccato grave manifesto". Fu alla luce di questo ultimo passaggio che nel 2004 l’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Joseph Ratzinger, si convinse a spedire una nota riservata all’episcopato Usa, affinché negasse la Comunione ai politici– a tenere banco era il caso del dem John Kerry – favorevoli a leggi permissive su "peccati gravi", dall’aborto all’eutanasia. Allora, però, il destinatario scelse di non stringere le maglie con un pronunciamento valido in tutta la Chiesa Usa. Ma gli anni passano e la nostalgia della culture war wojtyliana, accompagnata all’influenza sull’assise dell’ex nunzio apostolico Oltreoceano – decisamente anti bergogliano –, Carlo Maria Viganò, stanno spingendo l’episcopato americano sempre più a destra, lontano da Roma sui divorziati, i gay, le critiche al liberismo. Ora su Biden. L’atto finale contro la Casa Bianca sembra solo questione di tempo, mentre lo scisma (sommerso) rispetto alla Chiesa bergogliana è già realtà.