Siria, legalità questione spinosa per raid Usa, Francia e Gb

Tutti i dubbi degli esperti sulla "legalità morale" dell'intervento

APR 14, 2018 -

Parigi, 14 apr. (askanews) – Gran Bretagna, Francia e Stati uniti hanno colpito presunte installazioni militari chimiche siriane per rispondere a una “chiara violazione” del diritto internazionale, ma per gli esperti ci sono forti dubbi proprio sulla legittimità del loro intervento unilaterale. Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che il presunto attacco chimico sulla città di Douma nello scorso weekend rappresenta una palese violazione di varie risoluzioni Onu sulla Siria. Anche la premier britannica Theresa May ha definito i raid “giusti e legittimi” e ha detto che la comunità internazionale non tollera l’utilizzo di armi chimiche.

La Francia sostiene che la Siria ha ha un programma di clandestino di guerra chimica fin dal 2013, quando Damasco firmò ufficialmente la Convenzione sulle armi chimiche, un fatto che potrebbe incoraggiare l’uso di queste armi da parte di altri regimi repressivi. In un’analisi pubblicata stamani i servizi segreti francesi affermano che “le prove raccolte” mostrano 11 attacchi chimici, in gran parte al cloro, dal 4 aprile 2017, quando fu usato il sarin a Khan Sheikhoun. L’attacco, che uccise 88 persone, provocò un’ondata di indignazione internazionale e convinse il presidente Usa Donald Trump a colpire una prima volta il regime siriano. “Per noi la normalizzazione dell’uso delle armi chimiche è una per la sicurezza collettiva cone non può restare senza risposta” ha detto una fonte dell’ufficio di Macron.

Ma Mosca, principale sostenitrice di Damasco nei sette anni di guerra civile, ha chiesto immediatamente una riunione del consiglio di sicurezza dell’Onu affermando che le potenze occidentali hanno “violato la Carta Onu e le norme e i principi del diritti internazionale”. Gli analisti concordano sul fatto che colpendo la Siria senza un’autorizzazione Onu, impossibile alla luce dei veti ripetuti della Russia in seno al Consiglio di sicurezza, Usa, Francia e Gran Bretagna si fondano piuttosto un un nebuloso concetto di “legalità morale”.

“La violazione della Convenzione non dà il diritto di usare la forza” ha spiegato Francoise Saulnier, a capo dell’ufficio legale di Medecins sans Frontieres. In base alle norme Onu, l’uso della forza contro uno Stato estero è ammesso solo in tre casi: autodifesa legittima, su richiesta del Paese interessato i con l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza.

Gli occidentali sostengono che c’è un argomento morale per l’intervento e dicono che il presidente Bashar al-Assad va fermato nell’uso di armi crudeli e illegali. “Sono state adottate risoluzioni Onu e oggi forse siamo fuori dall’ambito di queste risoluzioni, ma siamo all’interno del quadro del diritto internazionale: questo dittatore sta uccidendo il suo popolo” ha detto Jean-Jacques Bridey, presidente della commissione Difesa dell’Assemblea nazionale francese.

Ma è un argomento rischioso, spiegano gli analisti, perchè apre all’uso unilaterale della forza in molte altre situazioni, in particolare da parte di regimi che hanno già dimostrato disprezzo per il diritto internazionale. “La legalità morale è una trappola, perchè ciò che è morale per me non lo è per te” spiega Didier Billion dell’Institut de Relations Internationales et Stratégiques (Iris) a Parigi. “Cosa dà a Francia e Usa il diritto di bombardare uno stato?” si chiede Billion definendo il principio della “legalità morale” una “cortina di fumo”.

Patrick Baudouin, avvocato della International Federation for Human Rights a Parigi, dice che “si viola il diritto internazionale con l’obiettivo di rispettarlo”. “E’ l’idea che ci sia una sorta di legge umanitaria internazionale sulla base di una ‘responsabilità di proteggere’. Ma non è un principio del diritto internazionale”. Saulnier parla di “concetti vuoti” che possono ritorcersi contro chi li usa. “E’ pericoloso che l’Occidente, già in guerra contro attori non statali in Siria, rischi un’escalation verso un conflitto internazionale con l’obiettivo di tornare al tavolo negoziale”. Ma tentare di aggirare le norme stabilite sull’uso della forza “significa liquidare le strutture legali costruite dopo la Seconda Guerra mondiale”.

(fonte Afp)