Esteri

Yemen, il medico di Msf: "Una guerra completamente ignorata"

Parla Roberto Scaini, appena rientrato in Italia dopo esser stato in Yemen per più di un anno

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"E' UNA strategia brutale quella di ostacolare l'assistenza medico-umanitaria a una popolazione già stremata", dice Roberto Scaini, medico di Msf appena rientrato in Italia dopo aver trascorso più di un anno in Yemen, Paese funestato dalla più grave carestia al mondo degli ultimi decenni. Ad aggravare questa emergenza epocale, in cui si contano sette milioni di persone che rischiano di morire di fame e oltre seicentomila casi di colera, adesso c'è anche il blocco delle frontiere imposto dalla Coalizione guidata dall'Arabia Saudita. Da cinque giorni, non sono autorizzati a decollare da Gibuti verso Sana'a neanche i voli umanitari. "Dopo aver sancito, lo scorso 6 novembre, la chiusura di tutte le frontiere yemenite, i porti marittimi e gli aeroporti, la Coalizione aveva dichiarato che avrebbe fatto decollare almeno i voli carichi di farmaci e di personale medico, ma finora questa promessa non è stata mantenuta".

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Dottor Scaini, quali saranno le prime conseguenze del blocco delle frontiere?
"Il suo impatto è già evidente, e mette in pericolo centinaia di migliaia di vite umane. Dopo due anni e mezzo di guerra civile, l'economia yemenita già devastata, subirà un ulteriore tracollo, rendendo sempre più difficile per la popolazione soddisfare le esigenze fondamentali. Le faccio un esempio: in un Paese in guerra il sangue per le trasfusioni è di fondamentale importanza, ora in Yemen ci sono i donatori ma mancano le sacche per trasportare il sangue".

Come poter arginare questa catastrofe?
"La priorità assoluta è la riapertura dei canali umanitari. In un recente passato, la Coalizione ha già pesantemente calpestato i diritti umani della popolazione yemenita, bombardando sistematicamente gli ospedali del Paese. Oggi, si stima che il 50 per cento di questi non sia più funzionante".

Che ne è dell'epidemia di colera?
"Ci sono al momento seicentomila casi. Era da decenni che non se ne registravano tanti, di più di quanti se ne contarono ad Haiti. Tutto il Paese ne è afflitto, con molte zone che rimangono irraggiungibili perché non ci sono le condizioni di sicurezza necessarie per farci lavorare. Combattere il colera non è così complicato dal punto di vista medico, lo è però da quello logistico. Bisogna esercitare un azione capillare, il che diventa impossibile se si bloccano le frontiere. A ciò va aggiunto che l'acqua non viene più clorinata per mancanze di risorse e che gli stipendi dei medici locali non sono più pagati da un anno".

Per le risorse umane impiegate, lo Yemen è al momento tra le missioni più vaste di Msf. In cosa consiste il grosso del vostro operato?
"Il vuoto sanitario è ovunque, siamo quindi costretti a operare a 360 gradi, dai progetti chirurgici a quelli materno-infantili o a quelli nutrizionali. Tutto il sistema sanitario è collassato, quindi anche una patologia cronica  come il diabete diventa un'emergenza che non si può curare perché manca l'insulina e quando c'è non ci sono i frigoriferi per conservarla".

Quali sono le vostre maggiori difficoltà sul terreno?
"Quelle di coprire i fabbisogni di tutti. Il Paese è grande ed  è impensabile che ci siano solo poche Ong a lavorarci, mentre servirebbe l'aiuto di grandi organizzazioni governative. Spesso i pazienti arrivano troppo tardi, perché vengono da troppo lontano, perché non hanno i soldi per pagarsi una macchina o perché è troppo pericoloso muoversi".

Quattrocentomila bambini yemeniti rischiano di morire per malnutrizione acuta grave. Ma oltre i sauditi, chi altro un giorno potrebbe venir giudicato da un tribunale internazionale?
"Sono colpevoli tutti i Paesi che compongono la Coalizione. E ci sono poi i ribelli Huthi, che armati e finanziati dall'Iran hanno dato origine alla guerra e che oggi sono intrappolati all'interno del Paese".

Che ruolo dovrebbero giocare le potenze occidentali?
"La guerra in Yemen è completamente ignorata, soprattutto al livello diplomatico. E' inconcepibile che nessuno insorga quando si bombardano gli ospedali. Noi possiamo alzare la voce, ma spetta all'Onu denunciare queste scelleratezze. Esiste un diritto umanitario internazionale, e c'è chi deve farlo rispettare. In Yemen ciò non avviene".