Le nuove varianti

Epsilon resiste ai vaccini ma sul grado di allarme gli esperti sono divisi

Corti: la Delta ha maggiore efficienza di trasmissione. Galli non esclude sorprese. Crisanti: per ora si diffonde meno, ma potrebbe prevalere in seguito

di Francesca Cerati

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3' di lettura

È nata in California all’inizio del 2020. Ha generato 2-3 cluster isolati e di fatto non si è diffusa, soppianta dalle varianti più contagiose: l’Inglese prima e la Delta dopo. Fin dall’inizio quindi la variante Epsilon (in sigla B.1.427/B.1.429) non ha destato preoccupazione, tanto che negli Usa i Cdc non l’avevano inserita tra quelle “on concern”. Poi però Science, il 15 luglio, pubblica uno studio - coordinato da Matthew McCallum, dell’Università di Washington a Seattle - dal quale risulta che con le sue 3 mutazioni, la variante Epsilon è resistente sia agli anticorpi generati dai vaccini a mRna sia a quelli generati dopo l’infezione da Sars-Cov-2 e che non risponde ad alcuni anticorpi monoclonali impiegati nei pazienti con Covid-19 . Scatta l’allerta.

La presenza di un’altra minaccia?

A distanza di pochi giorni, il New England Journal of Medicine (Nejm) pubblica i risultati ad interim di un sottostudio di fase 1/2 in cui si valuta l’efficacia del vaccino Johnson&Johnson sulle diverse varianti in circolazione. Secondo l’azienda farmaceutica il vaccino J&J «dimostra una risposta immunitaria duratura e genera risposte anticorpali neutralizzanti contro la Delta e le altre varianti che destano preoccupazione», Epsilon compresa.
Dunque, la cosiddetta B.1.427/B.1.429, rappresenta o meno una minaccia? Lo abbiamo chiesto direttamente a uno degli autori dello studio di Science, il ricercatore Davide Corti, direttore del Centro di ricerche svizzero Humabs BioMed, che è parte del gruppo americano Vir Biotechnology. «Non sono particolarmente preoccupato dalla Epsilon - dice - In questo momento il fattore determinante per stabilire quali varianti hanno più successo evolutivo è l’efficienza di trasmissione, e in tal senso la Delta ha un vantaggio su tutte le altre. Lo testimonia l’epidemiologia, e abbiamo diversi esempi in cui delle varianti anche preoccupanti compaiono, causano dei focolai più o meno diffusi e poi non necessariamente queste soluzioni sono di successo per il virus».

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Il vaccino protegge contro le varianti

Matteo Bassetti, l’infettivologo del “San Martino” di Genova è più drastico: «Dobbiamo evitare il terrorismo delle varianti. Non è altro che una nuova evoluzione del virus. Se Epsilon avesse la capacità di contagiare come la variante Delta e dovesse diventare predominante allora rappresenterebbe un problema, però ad oggi non è così. E chi ha terminato il ciclo vaccinale è protetto anche dalle varianti. Certo, la Epsilon sfugge al sistema naturale, cioè in chi ha sviluppato anticorpi in seguito al Covid, ma lo diciamo da tempo che chi si è infettato deve vaccinarsi per essere protetto contro le varianti».
Per l’infettivologo Massimo Galli del Sacco di Milano: «L’importanza di questo lavoro è che riflette una perplessità che nasce da questo genere di osservazioni, però di fatto anche i Cdc l’avevano messa nelle retrovie ed effettivamente non è stata in grado di affermarsi quanto basta. Ora la domanda è se la mutazione topica, cioè la L452R che caratterizza anche la Delta, è stata “un regalo della californiana” o è nata in maniera autonoma dall’altra parte del mondo. Il fatto che il virus sia capace di certe destrezze non ci rassicura, e potrebbero ri-nascere delle sorprese».
Secondo Andrea Crisanti, invece: «È un tipico esempio del processo evolutivo e di selezione del virus: in assenza di vaccino si avvantaggia la variante che si trasmette di più. Il problema è che noi abbiamo modificato l’ecosistema e adesso in California c’è un numero molto elevato di persone vaccinate e poichè questa variante è resistente al vaccino si sta diffondendo, nonostante abbia un indice di trasmissibilità inferiore alle altre varianti». In altre parole, la mutazione potrebbe prevalere in seguito a una pressione vaccinale.

Situazioni da valutare di caso in caso

«La situazione non è bianca o nera - riprende Corti - Anche con la Delta l’efficacia della vaccinazione tende a ridursi perché il virus cerca di fronteggiare gli anticorpi che incontra per poter continuare il suo percorso di trasmissione, facilitato anche dal fatto che alcune persone rispondono male ai vaccini a prescindere dalle varianti; in più ci sono paesi in cui il vaccino è ancora un miraggio. Quindi, un conto è il virus che cerca di sfuggire alla risposta anticorpale indotta dai vaccini, un conto è che questa pressione selettiva degli anticorpi induca il virus a essere più trasmissibile o più pericoloso. Non necessariamente le mutazioni vanno in quella direzione. Per esempio la Delta non è una mutazione che elude la risposta anticorpale, ma che aumenta la capacità del virus di diffondersi. Fino adesso la variante che ha determinato il maggior impatto di riduzione ai vaccini è stata la Sudafricana. Da novembre a oggi quante ne abbiamo viste?».

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