MISCELA
Fra società, allenatore e giocatori si è creata una miscela perfetta. Riesce difficile non attribuire oggi a Percassi la palma di migliore proprietario presidente, a Gasperini quella di migliore allenatore, a Sartori quella di migliore direttore tecnico, alla squadra quella del gioco più brillante ed efficace. L'Atalanta è diventata una fabbrica di miracoli forse perché è il più inglese dei club italiani. Come una squadra inglese, gioca un calcio fatto di intensità, ritmo, aggressività, spinta continua. Come una società inglese, ritiene fondamentale il settore giovanile. Come una squadra inglese, affronta ogni partita, campionato o coppa, nazionale o internazionale, con la stessa voglia e la migliore formazione possibile, senza lamentarsi mai di assenze o rosa troppo corta. Come una società inglese, investe in infrastrutture: si è comprata lo stadio di Bergamo e lo sta rifacendo trasformandolo in un gioiellino. Il sistema di gioco perfezionato da Gasperini è allo stesso tempo europeo e originale. Nessun'altra fra le qualificate in Champions utilizza stabilmente la difesa a tre, una tre vera, peraltro, non una cinque mascherata. Le marcature si basano sull'uno contro uno, i raddoppi sono più frequenti nella metà campo avversaria, a sostegno di un pressing offensivo continuo. Negli ottavi comunque vada sarà un successo. Ma nessuno degli squadroni di prima fascia si augura di trovare i nerazzurri, affrontarli è un rompicapo, una seccatura, come andare dal dentista ha detto Guardiola.
AUTOPRODUZIONI
Dal 2006 a oggi, i prodotti del settore giovanile, i vari Montolivo, Gabbiadini, Bonaventura, Baselli, Grassi, Caldara, Conti, Bastoni e Gagliardini hanno garantito oltre 100 milioni di plusvalenze. Se a queste si aggiungono le operazioni con altri giocatori che l'Atalanta ha scoperto o valorizzato (Kessie, Cristante, Petagna), si capisce come il mercato garantisca al club di Percassi il 30% del fatturato. I migliori prima o poi partono, ma ora i sostituti non li fanno rimpiangere. Altro grande merito di Gasperini.
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